domenica 3 febbraio 2008

In Europa ogni anno venduti 600mila schiavi

Piero Sansonetti
da Liberazione 02/02/2008

In Europa ogni anno vengono messi in vendita 600 mila schiavi. Questo dato è stato fornito non da una associazione politica o da una organizzazione di carità - le quali sono sempre sospettabili di faziosità - ma dalle autorità competenti dell'Unione Europea. Per essere precisi, dal segretario generale del Consiglio d'Europa Terry Davis, con il massimo possibile di ufficialità. Davis non ci ha detto quale sia la cifra complessiva degli schiavi che circolano o transitano nei nostri paesi. Non è difficile immaginare che se ogni anno avvengono 600.000 "vendite", la cifra complessiva degli schiavi deve essere di alcuni milioni. Non so quanti schiavi ci fossero in Europa prima della rivoluzione francese, o in America prima di Lincoln, ma non credo che il numero fosse molto più alto. L'ottanta per cento di queste persone sono donne. Le forme principali della schiavitù sono la schiavitù sessuale e i lavori forzati. Una parte minore del traffico di esseri umani è destinato al commercio di organi da trapiantare e alle adozioni illegali. Secondo le autorità europee la compravendita degli schiavi è diventata, insieme al commercio di armi e di droga, la principale fonte di ricchezza per la malavita internazionale. E' una attività che porta a fortissimi movimenti di denaro, che incidono profondamente e interferiscono con il normale funzionamento delle economie dei paesi europei. Spostando, e dominando, ricchezze e forza lavoro.
Non riesco a capire in che modo si potrebbe considerare questa notizia meno che sconvolgente. Naturalmente sapevamo che la schiavitù è un fenomeno tutt'altro che cancellato nel mondo. Però non potete negare che trovarsi di fronte a queste cifre e scoprire che nell'occidente moderno e civilissimo esista un numero così forte di schiavi e che la schiavitù abbia ancora un peso così significativo nelle relazioni economiche, trovarsi di fronte a una realtà così cruda, fornita da fonti assolutamente autorevoli, provoca una specie di shock.
Quale riflessione si può fare? E' inevitabile ragionare sulla struttura dei nostri sistemi politici e sociali. Si può discutere finché si vuole sugli aspetti positivi e liberali del capitalismo e dell'ideologia neoliberista; si può affermare, saggiamente, che la libertà (valore principe del capitalismo) è ancora più importante dell'uguaglianza (valore principe del socialismo e della sinistra); ma di fronte a queste cifre bisognerà prendere atto che nel sistema liberista moderno la "quota" di liberalità è sempre più ridotta. Il suo sviluppo non sta portando ad un aumento del grado di libertà a disposizione della collettività, ma ad una drastica riduzione, che oltretutto sembra inarrestabile.
Vedete, quando si parla di un problema come quello della schiavitù, la questione della libertà e quella dell'uguaglianza si mescolano e diventano indistinguibili. La schiavitù è la massima negazione dell'uguaglianza, perché stabilisce un legame di possesso di una persona su un'altra; ma è anche - nel suo termine stesso - la totale negazione della libertà. E quando la schiavitù, da fenomeno marginale - drammatico ma storicamente ininfluente - assume queste dimensioni, è chiaro che tutto il modello politico viene messo in discussione. Non perché non assicuri uguaglianza, anzi sia basato sull'aumento delle disuguaglianze. Ma perché produce drammatici fenomeni "illiberali". Toatlemnte illiberali. Nel liberismo moderno il mercato ha del tutto soppiantato la libertà, facendo perdere a quel modello ogni sua forza moderna e trainante, ogni qualità ideale o culturale.
Non è questo un problema che dovrebbe investire in pieno non solo le sinistre - per le quali la condanna e l'indignazione è automatica - ma anche le correnti cristiane e liberali del pensiero europeo? Invece non è così. A differenza di vent'anni fa, le espressioni politiche del centrismo liberale e cristiano e - in parte - persino del riformismo socialdemocratico, si sono fatte completamente assorbire dal'ideologia liberista, ne sono subalterne, e hanno rinunciato ad ogni possibilità di critica e di rivolta.
Il segretario generale del Consiglio di Europa Terry Davis ha fatto notare che l'Europa, per fronteggiare questa situazione tragica e incivile, ha preso delle contromisure. Ha varato una Convenzione, che certo non risolerà il problema, ma che almeno fornisce alcuni strumenti per combattere la piaga della schiavitù, specie della schiavitù sessuale. Per esempio delle misure che garantiscono agli schiavi, una volta che vengono liberati, un piccolo risarcimento: la non espulsione immediata (visto che quasi tutti gli schiavi sono clandestini, e le leggi che impongono loro la clandestinità sono il principale strumento di potere degli schiavisti). Questa convenzione, per diventare legge, ed essere applicata, ha bisogno dell'approvazione dei Parlamenti. Molti parlamenti europei l'hanno approvata. C'è un paese però che finora ha rinviato la decisione. Sapete qual è? L'Italia. Non vi sembra che sia una vergogna?

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