mercoledì 10 ottobre 2007

Welfare. Prime bocciature dalle grandi fabbriche

Fiat, Iveco e Zanussi portabandiera del ‘No’. Prosegue la denuncia di irregolarità nelle votazioni esterne ai posti di lavoro
di Anna Maria Bruni

Oggi alle 14 si è chiusa la votazione sul protocollo welfare, ma già dalla mattinata il segnale da molte grandi fabbriche era chiaro. Maurizio Zapponi, membro del Prc alla Camera e responsabile dell’area Lavoro economia di Rifondazione, in una nota stampa ha dichiarato: “Nelle grandi fabbriche il No si sta affermando tra il 60 e il 75 % dei voti”, concludendo poi “possiamo dire che si tratta di fabbriche, sia nel nord che nel sud e non solo nel settore metalmeccanico”. I dati definitivi saranno resi noti nei prossimi giorni dalle tre Confederazioni sindacali, ma già oggi alcuni numeri significativi possono dare un quadro della situazione. Gli operai della Fiat Mirafiori, già dallo spoglio dei primi voti si sono espressi in maggioranza per il No all’accordo. Secondo fonti sindacali negli stabilimenti delle ex meccaniche i voti contrari sarebbero 821, i ‘Sì’ 162 e solo 9 tra schede bianche e nulle. Sempre a Mirafiori, nel settore costruzioni sperimentali, su 622 aventi diritto i votanti sarebbero 363 e di questi i No sarebbero 260 e i Sì 103. Alla Iveco, su 2.790 aventi diritto i votanti sono stati 2.164, e di questi i No sarebbero 1.427 , i Sì 708 e 29 le schede bianche e nulle.

Stesso risultato a favore del No fra i 2000 dipendenti della Zanussi di Pordenone, mentre sempre secondo i dati al momento disponibili il Petrolchimico di Gela avrebbe visto una predominanza di Sì: su 1700 aventi diritto, secondo il segretario regionale della Cgil Italo Tripi, hanno votato in 1300, e di questi 1000 sarebbero i voti a favore. Sempre per quel che riguarda la Sicilia invece non si hanno ancora dati disponibili dallo stabilimento Fiat di Termini Imerese. Fiat, Iveco e Zanussi sono al momento i portabandiera del No. Ed è già una risposta forte al disagio espresso nei giorni precedenti nel corso delle assemblee che hanno preceduto la consultazione, di fronte al quale la politica deve saper dare risposte. Subito dopo quelle assemblee infatti, Franco Giordano, segretario del Prc, aveva espresso la necessità che la politica fosse in grado di raccogliere questo disagio, dichiarando, dopo la consultazione al governo, che “ci sono le condizioni per modificare l’accordo”. A queste dichiarazioni ha poi fatto seguito l’annuncio da parte del ministro della solidarietà sociale Paolo Ferrero di una indisponibilità al voto in Consiglio dei ministri, qualora il protocollo fosse rimasto tale, senza modificare i punti che riguardano in particolar modo lavoro e precarietà. Oggi, subito dopo i primi dati contrari, il Senatore del Prc Russo Spena ha fatto sapere che “solo se i consensi dei lavoratori al pacchetto welfare supereranno il 70%, Rifondazione Comunista darà il suo assenso”, viceversa, ha proseguito in un’intervista a Nessuno Tv “ci riterremo impossibilitati a votare con la maggioranza e dovremo rivedere tutto l’accordo.

Ma risulta già chiaro da questi primi segnali che una ridiscussione dei punti più controversi risponde a ciò che a gran voce i lavoratori e i pensionati chiedono da tempo, e che sarebbe anche un segnale di coerenza con quanto stabilito nel programma elettorale e con gli elettori.

Il punto che rimane ancora controverso riguarda però tutta quella parte di votazioni che si è tenuta fuori dei posti di lavoro. Già qualche sera fa, durante la trasmissione ‘Porta a Porta’, Marco Rizzo, dei Comunisti Italiani, aveva denunciato, carte alla mano, irregolarità e brogli nelle votazioni. Molte denunce sono inoltre pervenute in questi giorni soprattutto attraverso gli indirizzi mail dei siti sindacali della Fiom, della Rete28aprile ed anche a questo stesso di Rifondazione. In particolar modo le irregolarità sono consistite nel non rispetto del voto segreto, senza registrazione del necessario documento di identità o di qualifica, senza controllo che impedisse la possibilità di votare più volte, o in voti raccolti prima dell’8, giorno di apertura della consultazione. 42 sono le denunce finora raccolte e di cui Giorgio Cremaschi, come Rete28 aprile, in una conferenza stampa tenuta oggi nella sede nazionale della Fiom a Roma, ha dato testimonianza. Denunce di irregolarità, alle quali vanno aggiunge quelle che indicano i casi di forzature e di condizionamento del voto, a cominciare dalle assemblee dove i contenuti del Protocollo non sono stati resi noti, e al loro posto sono stati distribuiti unicamente fogli, in molti casi incollati poi alle urne, che spiegavano ‘perché bisogna votare Sì’. Esemplare al riguardo è una mail spedita da Parma, che Cremaschi ha voluto citare tra le altre, che racconta come una pensionata fosse stata indotta a votare Sì come risposta alla domanda che le veniva posta a voce, se volesse l’aumento della pensione.

Queste denunce saranno regolarmente inviate alla Cgil insieme alla richiesta formale, ufficializzata oggi alla stampa, che il conteggio dei voti sia dapprima scorporato e diviso per categorie, considerando le votazioni tenutesi dentro i posti di lavoro e quelle tenutesi all’esterno, esattamente come avvenne nel ’95 per la consultazione sulla riforma Dini. E per quel che riguarda i voti esterni, la richiesta è che vi sia una verifica dei voti stessi attraverso l’incrocio dei dati voto/identità/qualifica del votante, e solo dopo questa verifica riunificare i dati e avere un risultato finale trasparente al quale poter conformarsi qualunque sia l’esito. Cremaschi ha poi voluto sottolineare l’importanza di queste denunce, che non c’erano state nel ’95, come un segno di maggiore consapevolezza e di capacità di difesa di un diritto, che è un segnale di vitalità della democrazia come lo sono i fischi e le proteste in assemblea, tanto quanto lo è lo strumento del Referendum, apprezzatissimo dai lavoratori. Le denunce vanno quindi considerate non come un attacco al sindacato, ma al contrario come una forte richiesta di democrazia e partecipazione al suo interno, e come tale devono essere prese in considerazione.

E riguardo allo strumento del Referendum ha poi sottolineato come sia giunto il momento di regolarlo formalmente secondo regole certe, trasparenti e valide per tutti, che evitino il ripetersi di irregolarità e abusi. In conclusione, il segnale che arriva da questa parte del sindacato è che la misura di una democrazia solida è direttamente proporzionale alla capacità di non abbassare mai la guardia nel conflitto sociale. Un testimone che almeno Rifondazione e i Comunisti italiani hanno raccolto e hanno intenzione di portare venerdì prossimo nella seduta di discussione del Protocollo welfare, in Consiglio dei Ministri.


Roma, 10 Ottobre 2007

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