domenica 21 ottobre 2007

20 ottobre. “La lotta continua”

Un milione di persone in piazza

di Anna Maria Bruni

Cosa vuol dire per te partecipazione? “Contare”, “vedere che la tua vita, i tuoi bisogni, determinano le scelte del governo”, “il diritto a decidere della propria vita”. La maggior parte di quelli a cui ho posto la domanda, alla manifestazione, ha risposto così. Un milione di persone. Venute in piazza da tutta Italia per dire basta alla precarietà, che attraversa ormai tutti gli aspetti della nostra vita, a cominciare dal lavoro. Per dire che le nostre richieste devono incidere nelle scelte del governo.

E sono venuti a dirlo associazioni, comitati, movimenti di base, non solo organizzazioni; questi erano gli striscioni che sfilavano per tutto il corteo: tantissime RSU, Centri sociali, associazioni territoriali, Comitati per l’acqua bene comune, comitati migranti, comitati di precari, per la scuola, comitati gay e lesbiche, comitati contro la guerra, insieme a tante organizzazioni più note come il Forum ambientalista, la Rete femminista per la sinistra europea, il Million marijuana march, il Centro per i diritti del lavoro ‘P.Alò’ , il Network delle comunità in movimento, Lavoro società e Rete28 aprile della Cgil - con il simbolo nonostante il divieto, la Rete del Nuovo Municipio, la Sinistra europea, insieme naturalmente ai quotidiani che hanno promosso questa manifestazione, ‘il manifesto’, ‘Liberazione’ e ‘Carta’, ai Comunisti italiani e infine a Rifondazione comunista, che ha aderito e contribuito alla riuscita di questa giornata con uno sforzo organizzativo enorme.

E di Rifondazione erano presenti tantissimi circoli, dai luoghi più disparati della penisola, che portano sempre diverse e preziose esperienze territoriali, gli stessi che cercano una comunicazione in rete attraverso questo sito per raccontare quello che fanno, come il Circolo di Trieste, che troverete nelle foto e che ci manda a dire che “la raccolta di fondi per aprire la Casa del popolo ha avuto successo”. Tanti popoli ma uno solo, unito dallo stesso bisogno di dire basta alla precarietà del lavoro, basta all’impossibilità di avere una casa, basta alla guerra, difendere diritti civili, il diritto alla salute, all’istruzione, il diritto a difendere l’ambiente in cui si vive. E diritto a chiedere conto al governo della sua incoerenza con un programma che aveva questi come punti fondamentali, e per affrontarli davvero gli è stato dato mandato a governare.

I comitati contro la base di Vicenza e contro la Tav in Val di Susa infatti erano presenti solo con delle rappresentanze, perché sono quelli che sulla loro pelle stanno sperimentando l’incapacità di ascolto del governo, che non sta neanche tentando di trovare una strada per accogliere le richieste che vengono da questi territori. La loro risposta allora è stata l’autoorganizzazione, oltre la partecipazione, ed è qui che in parte misurano la differenza con questa manifestazione. Non somiglia loro completamente, ancora. Ed è su questo punto, dirimente, che il loro autoorganizzarsi ha rivoltato il senso della politica, dell’impegno, della ‘partecipazione’: sono le istituzioni a doversi misurare con loro, e non viceversa.

Ed è Pierlugi Sullo, direttore di Carta, a volerlo sottolineare dal palco, dicendo come è vero che sia incredibile dover ancora protestare e lottare per diritti che dovrebbero essere elementari, e di seguito Rossana Praitano e Aurelio Mancuso di Arcigay per la difesa dei diritti civili di tutto il mondo glbtq, e Giuliana Sgrena, del ‘manifesto’, che citando Ingrao in un’intervista di qualche giorno fa sul suo giornale, dice che è vero, che la lotta per la pace si è infiacchita e che bisogna riprenderla con più forza. Enzo Avitabile dà il via al concerto.

Poi interviene Federico Sciarpelletti, delegato Slc-Cgil Vodafone di Roma. Riassume bene tutto il senso della manifestazione di oggi: “Presidente Prodi, lei aveva promesso, nero su bianco, in un programma condiviso con le forze politiche della sua coalizione e con l’aiuto degli elettori, il superamento della legge 30 e la sua sostituzione, da realizzare entro i primi 100 giorni di governo. Ne sono passati più di 500, e questa maledetta legge è ancora lì. Oltretutto è stata legittimata con il protocollo sul welfare del 23 luglio, sdoganato con 30 euro in più ai pensionati, molta confusione e nessun contraddittorio degno di questo nome. Nonché con la disastrosa dichiarazione di un segretario di sindacato, lo stesso che oggi ha vietato l’uso del suo simbolo. Una scelta imbarazzante per chi come me ha la tessera con quel simbolo, e una dichiarazione volta a considerare il voto sul protocollo come un referendum sul governo, e dunque a scaricare sui lavoratori contrari la responsabilità dell’eventuale caduta del governo”.

Musica e interventi si alterneranno dal palco per tutto il pomeriggio mentre il corteo continuerà ad entrare in piazza fino a sera. Oltre ogni previsione.

Pietro Ingrao ha voluto salutarlo questo popolo immenso, aprendo gli interventi dal palco all’inizio del pomeriggio, con un invito a non abbassare la guardia nella lotta contro la guerra e per i diritti sociali, che è anche un messaggio da parte di chi ha scelto di dedicare la propria vita all’impegno politico, a chi questo impegno lo ha assunto ancora una volta ieri in piazza: “la lotta continua”.

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