giovedì 20 settembre 2007

Precarietà. Giovani comunisti/e: diciamo no al contratto unico

"Chiediamo da anni diritti e reddito, non un semplice riordino legislativo che poco incide sui principi che ispirano il mercato del lavoro e la sua regolamentazione."
Commenta così Elisabetta Piccolotti, portavoce nazionale dei Giovani Comunisti/e del PRC, e continua:"Per questo siamo contrari alla proposta di contratto unico di Tito Boeri. E' già successo che in questo paese si spacciasse la flessibilità per libertà e opportunità e invece era soltanto precarietà, impossibilità di progettare il futuro, riduzione del costo del lavoro e distruzione del welfare.
Su questi punti bisogna intervenire in profondità, avendo il coraggio di soluzioni realmente innovative: riconoscendo, come fa la proposta di legge Alleva, il nesso di subordinazione socio-economica dei lavoratori, qualsiasi sia il contratto, dal proprio datore di lavoro; cancellando la legge 30 per introdurre norme che costruiscano un sistema di garanzie in grado di cancellare la ricattabilità del lavoratore di fronte all'impresa, e reinventando un welfare che guarda il futuro in grado almeno di garantire una continuità di reddito minimo (monetario e di servizi) a tutti coloro che svolgono lavori precari.
E ancora per la portavoce dei giovani del PRC: "In Italia l'ossessione della cancellazione dell'art.18 ha ormai contagiato troppi. Chi pensa di proporre soluzioni simili a quelle del CPE francese deve aspettarsi fin da ora una mobilitazione di quella portata, perchè i giovani di questo paese sanno benissimo che essere licenziabili per tre anni significherà quasi sicuramente, per molti di loro, specialmente quelli che svolgono mansioni a basso tasso di specializzazione, essere licenziati ciclicamente. Non è un'ipotesi suggestiva, checchè ne dica Walter Veltroni.
Non sopportiamo questo continuo futuro di futuro in nome dell'aumento dei profitti multinazionali e grandi imprese, per questo siamo contrari al protocollo su welfare e pensioni recentemente firmato dal governo con le parti sociali. Da parte nostra il 20 ottobre saremo in piazza a ribadire anche questo tra molte altre cose: che quel protocolllo è insufficiente e va cambiato in parlamento. Siamo sicuri ci saranno anche tanti altri che vivono quotidianamente il problema della precarietà e per cui il governo non ha ancora fatto quasi nulla."

Roma 18 settembre 2007

Nessun commento: