sabato 15 settembre 2007

Mutui, molti immigrati non ce la fanno a pagare

L’ALLARME. Il presidente del Sunia, il sindacato degli inquilini, Adriano Francescon, denuncia la politica delle banche: «Siamo di fronte a una emergenza sociale»

da L'Arena 15/09/2007
Anna Zegarelli

L’omicidio di via Valerini porta alla luce una situazione di disagio economico vissuto in sordina da buona parte dei nuovi veronesi, quelli che lavorano in fabbrica e si adattano a tutto contribuendo alla crescita del Pil. Sono proprio loro ad avere acquistato in questi ultimi anni buona parte degli appartamenti a Verona. Il più delle volte case fatiscenti, ma che risultavano comunque essere un ottimo investimento se confrontato agli affitti spropositati che ancora oggi molti di loro sono costretti a pagare.
Lo rivela il Sunia, il sindacato degli inquilini, che da alcuni anni nella sede di via Licata ospita anche l’associazione Federconsumatori. Il venerdì - è questa la giornata clou dei disperati del mutuo casa 100% - si presentano dalle 15 alle 20 famiglie a chieder aiuto per ricontrattare con la banca la rata mensile.
Con l’immissione sul mercato del nuovo finanziamento che copre completamente l’acquisto di un immobile è nata una nuova categoria, gli «esecutati», ossia coloro che non riuscendo più a far fronte al pagamento del mutuo, dopo essere stati dichiarati in sofferenza sono costretti a lasciare le quattro mura che hanno pagato a caro prezzo per qualche anno. E lo fanno senza poi avere il diritto di poter accedere a un alloggio di edilizia popolare o ricevere i più elementari aiuti dei servizi sociali: loro per la legge sono «cittadini ricchi», come spiega Adriano Francescon, presidente del Sunia di Verona, che già da due anni denuncia il problema di questi mutui.
L’Italia come gli Usa? Per Francescon è inutile nasconderlo: «Presto o tardi scoppierà anche il bubbone dei fondi immobiliari e allora sì che saranno dolori». Per intanto il Sunia si vede costretto a cercar di trovare possibili soluzioni per i duemila cittadini, il 90% immigrati, che nel primo semestre 2007 hanno aperto una pratica «di sofferenza»: insomma non ce la fanno più a pagare le rate. Trecento sono invece gli «esecutati» nei primi sei mesi dell’anno. Per loro il Sunia non sa proprio a chi appellarsi. La situazione è critica, tanto più che gli immigrati regolari in Verona che hanno acquistato casa negli ultimi dieci anni sono stati novemila. Il 35 per cento dei nuovi veronesi. Di questi, pochissimi sono partiti con qualche risparmio per inseguire il sogno di un tetto sopra la testa tutto loro, solo il 3%. Gli altri hanno preferito addossarsi un prestito finanziato completamente.
Francescon non ha dubbi: «La politica delle banche con queste persone è assurda. Sono stati proprio gli istituti bancari a convincerli che era meglio per loro acquistare una casa con un mutuo al 100%. Vengono convinti col fatto che pagano affitti esorbitanti, mentre aggiungendo poche centinaia di euro arrivano invece a essere proprietari. Dopo decenni di rate che arrivano a toccare anche i 700 euro mensili, s’intende. Peccato che nessuno gli abbia detto che se il costo del denaro cresce le rate aumentano. Ora troppe famiglie sono “impiccate”: non ce la fanno neppure più a vivere».
Come salvarle? «Per quelle che sono alla fine del mutuo non c’è nulla da fare, se non pregare. Per le altre cerchiamo di rivolgerci a istituti bancari più piccoli», spiega, «Questa è da vedersi come un’emergenza sociale».
Del problema si discuterà proprio venerdì prossimo nell’auditorium Ater in piazzetta Pozza, nel convegno dal titolo «Disuguaglianza e povertà, ma di che cosa?».
«L’emergenza è già scattata», conclude Francescon, «La situazione degli immigrati è solo la punta dell’iceberg, coinvolti ci sono infatti anche tanti professionisti e veronesi».

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