Siamo tanti, tantissimi, tutti noi che eravamo a Genova, a sapere la verità sui fatti della Diaz. Perciò non dobbiamo lasciarli in pace, non dobbiamo mollare fino a quando la verità sarà affermata, e sarà fatta giustizia.
di Fiorino Iatorno, consigliere comunale Prc a Siena, fra i responsabili del Genoa Social Forum nel 2001
Ricordo ancora quella sera alla Diaz. Ricordo le grida, i genovesi dai balconi che urlavano contro i poliziotti ed i carabinieri, l’elicottero che volava troppo basso sulla Pascoli, i lampeggianti azzurri dei cellulari e delle volanti che ilLuminavano gli uomini in blu, i poliziotti in borghese con la maglietta del GSF e la bandana tirata sul viso che brandivano i manganelli. Tutti gli assolti - tranne uno - che si affannavano, parlavano, davano ordini ed entravano ed uscivano dalla Diaz.
Lo ricordo bene, e questi 7 anni non hanno cancellato nessun particolare dalla mia testa. Anzi, quasi in un’operazione di recupero della memoria, più passa il tempo più ricordo particolari. Ricordo Gratteri con il casco blu sulla testa e la fascia tricolore che guidava i poliziotti e dava disposizioni ai suoi attendenti. Lo ricordo bene e mai lo dimenticherò. Ricordo la faccia di tutti i ragazzi e le ragazze che uscivano massacrati dalla Diaz e ricordo la ragazza inglese con i capelli rasta pieni di sangue che mentre viene portata via in barella, mi lascia in mano il suo diario. E ricordo di essere entrato con il compagno Alfio Nicotra subito nella scuola Diaz.
Mi viene ancora la pelle d’oca. Mi viene ancora una rabbia che non diminuisce e che stasera è una marea che mi travolge e mi affoga. L’odore del sangue fortissimo, le macchie di sangue sui termosifoni, i sacchi a pelo e gli zaini completamente svuotati segno di una violenza senza misura. Le impronte rosse di sangue degli anfibi dei maledetti poliziotti su tutto il pavimento. I denti a terra vicino ad un cesso pieno di sangue. Sulle scale le strisce di sangue di qualcuno che è stato trascinato giu. Non sono riuscito a piangere. Non sono riuscito a gridare. Non sono riuscito a non odiare quegli uomini.
Li ho odiati con tutto me stesso ed anche di più. Per circa due mesi ho dormito poco. Sono stato male. Ma ho creduto, ho sempre cercato di credere che la giustizia sarebbe arrivata. Era successo qualcosa di troppo esagerato, una assenza di diritto così forte che non poteva non essere punita. MI era evidente, che Genova, non poteva rimanere senza giustizia. Ed invece eccomi stasera, a scrivere quello che non avrei voluto scrivere. Righe piene di rabbia, di delusione perché i mandanti della carneficina, i mandanti della macelleria cilena - lo ha detto Fournier - sono stati assolti.
Senza giustizia: tutti noi senza giustizia. Domani qualche giornale di sinistra griderà alla vergogna, tanti altri riporteranno la notizia come se si trattasse di normale cronaca giudiziaria e i 13 condannati a qualcuno sembreranno tanti. Invece questa sentenza ci offende, offende le vittime di quella violenza, ma soprattutto offende la nostra Costituzione ed il nostro paese. Ci lascia tremendamente soli e senza giustizia. Senza giustizia è la Diaz, senza giustizia Carlo Giuliani, senza giustizia le vittime delle violenze di quei giorni.
Il messaggio è chiaro: in Italia “servitori dello Stato” possono violare la Costituzione, picchiare liberi cittadini, inventare false prove e stare tranquilli. Anzi di più. Ma è chiaro però, che senza giustizia non c’è pace e mai dovremo accettare l’oblio in cui vogliono cacciare quei giorni ed ammazzare la nostra democrazia. Non possiamo rassegnarci, per l’amore che abbiamo verso la nostra Costituzione, non possiamo accettare questa sentenza e non possiamo accettare che i Gratteri vivano in pace.
Credere nella verità comporta credere nella giustizia. La Verità è quella corale di tanti che erano a Genova per un mondo giusto e che c’erano quella notte, che hanno visto e che hanno sentito i racconti. I Gratteri da oggi e con più intensità, nel rispetto della nostra Costituzione, non possiamo lasciarli in pace. Noi senza giustizia, loro senza pace.
Credere nella verità comporta credere nella giustizia. La Verità è quella corale di tanti che erano a Genova per un mondo giusto e che c’erano quella notte, che hanno visto e che hanno sentito i racconti. I Gratteri da oggi e con più intensità, nel rispetto della nostra Costituzione, non possiamo lasciarli in pace. Noi senza giustizia, loro senza pace.
14 Novembre 2008
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