lunedì 17 marzo 2008

Un gigantesco corteo per le vie di Bari organizzato dalla associazione «Libera» di don Ciotti

Pochi rappresentanti dei partiti. C'erano solo la Sinistra Arcobaleno (Bertinotti e Pecoraro) e D'Alema Centomila contro la mafia (La politica non è solo palazzo e Tv) di Clementina Colombo da Bari

«Non importa quanti siamo, importa che ci siamo». E' allegro e sorridente don Raffaele Bruno, responsabile di Libera in Puglia, mentre fa gli onori di casa nel parco di Punta Perotti, il parco barese diventato oggi simbolo della legalità. E sul prato, una marea di giovani e giovanissimi venuti da tutt'Italia a celebrare la tredicesima Giornata per l'impegno contro la mafia e per la memoria delle vittime innocenti (sfileranno poi in centomila). Perchè, racconta qualcuno, la mafia non è solo un fenomeno meridionale ma una piaga che affligge tutto il paese. Dalla società, alle istituzioni, alla politica.
Il prato che ha sostituito l'ecomostro è stato piantato da poco e ancora profuma di fresco, mentre il verde dell'erba appena tagliata si confonde con il blu del mare che è proprio lì, a due passi. Colori che colpiscono e abbagliano. Non a caso, dirà poco più tardi Fausto Bertinotti, «la Sinistra Arcobaleno dovrà incrociare i suoi, di colori, con quelli che oggi vediamo qui».

Perchè la società è tutt'altro che desertificata e i giovani sono tutt'altro che disillusi. Chiedono - precisa il presidente della Camera - solo una cosa elementare e gigantesca insieme: un mondo pulito. «Pulito e ripulito dalla criminalità organizzata e dalle contaminazioni con le istituzioni, la politica e l'economia, pulito dall'inquinamento, pulito nei rapporti personali, pulito quando lotta contro la violenza sulle donne e sui bambini e contro la precarietà». Una manifestazione bella e importante il cui tono proprio dalla presenza delle nuove generazioni è dato. «Torneremo a bussare alle vostre porte e grideremo sempre più forte», intonano - citando De Andrè - un gruppo di studenti e studentesse del Liceo Volta di Milano mentre la stessa scritta la ritroviamo su uno degli striscioni dell'Unione degli Studenti. Agata e Federica, rispettivamente 10 e 11 anni, si sbracciano invece per spiegarci che «la mafia proprio non serve a nulla» e che anche quelli (i mafiosi, ndr.) «dovrebbero capire che da questa cosa qui, la mafia, non ne ricavano nulla, solo morti innocenti».


Parola della loro maestra cui va tutta la nostra stima.
Il corteo non è ancora partito ma un megafono impietoso già snocciola i grani di un rosario di dolore. Borsellino, Impastato, Rizzotto, Falcone, Dalla Chiesa... Non uno slogan ma nomi. Ottocento, almeno, che accompagneranno tutto il corteo. «E' un bollettino di guerra - dice uno dei parenti delle vittime - proiettili che continuano a colpirci al cuore». E sono i parenti ad aprire il corteo, mentre la classe politica pudicamente decide di fare un passo indietro. «Oggi - afferma un anziano signore dalla barba bianca - è per noi il giorno della memoria, ma è anche l'occasione per dire che non accetteremo più mele marce neanche e soprattutto all'interno dello Stato. E che non ci piegheremo».
Ma qui di mele marce non se ne vedono. Arance, piuttosto, distribuite a piene mani agli oltre 100mila che vanno a gonfiare un corteo guidato dal fondatore di Libera don Luigi Ciotti e che di minuto in minuto si fa sempre più gigantesco, straordinario, colorato. Associazioni, partiti, movimenti, parrocchie e decine di striscioni: «Fuori le mafie dalla nostra vita», «Meno omertà più libertà», «La legalità non si predica, si pratica».
«Che le avevo detto? - incalza sornione don Raffaele - la Puglia è un'Arca di pace, piena di sogni, di impegno, di memoria e responsabilità». Concordano i ragazzi e le ragazze di "Sicilia libera": la memoria è una scatola vuota se non la si riempie di fatti concreti. Giusto, giustissimo anche se è impossibile non ricordare che da poco meno di due mesi, il 9 maggio, ricorre il trentennale della morte di Peppino Impastato.
Eppure la manifestazione di Bari non porta i segni del lutto. Della sfida e della rinascita, piuttosto, come sottolinea il presidente della Regione Nichi Vendola: «Qui non sta sfilando solo un'altra idea del sud, ma un Mezzogiorno rovesciato, un Mezzogiorno che non accetta lunardiane convivenze con la mafia e che, insieme, si fa protagonista di un grande progetto, di riorganizzazione democratica della vita istituzionale».
Un progetto che sta saldo nel cuore di una Sinistra Arcobaleno che prima di tutto dice no alla candidatura di chiunque sia «documentalmente invischiato in quella tela di ragno che è l'area di confine che non sempre separa la mafia dallo Stato». E che denuncia come dalla mafia e dalla criminalità organizzata non discendano solo omicidi e lupare bianche, ma anche sottosviluppo e sfruttamento: «Senza la lotta contro il crimine organizzato che soprattutto nel Mezzogiorno impedisce qualsiasi forma di sviluppo - afferma Alba Sasso, numero due al Senato per la Sinistra Arcobaleno - non riusciremo mai ad avere nè una vera economia, nè una vera libertà».
In corteo il ministro degli Esteri Massimo D'Alema, come tutti colpito dall'enorme partecipazione giovanile, «segnale evidente che la lotta contro la mafia è e deve essere una lotta di lunga durata». E da D'Alema vengono anche parole di apprezzamento per i colpi messi a segno dallo Stato che «è riuscito a disarticolare alcune tra le più potenti organizzazioni mafiose sequestrando beni per oltre un miliardo di euro». Alle sue si aggiungono le parole del ministro della Solidarietà Sociale Paolo Ferrero: «Ricordare e evitare che cali il silenzio significa rinnovare l'impegno perchè la mafia sia sradicata dalla società e perchè le ragioni sociali e politiche che ne favoriscono lo sviluppo siano superate e risolte. Allo stesso modo si tratta di battersi per riconquistare alla società intera i beni, a cominciare dalle terre, che i mafiosi hanno sottratto alla collettività». Ed infine, a muovere le corde più profonde è il sociologo della conoscenza Franco Cassano: «Oggi abbiamo consegnato il ricordo delle vittime ai sorrisi dei bambini». O, come dice il candidato premier della Sinistra, «il testimone dell'altromondismo si è inverato in questo nostro camminare insieme».

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