mercoledì 27 febbraio 2008

Comuni grandi e piccoli contro le banche

Mutui subprime Dalla Norvegia alla Germania, agli Usa: aumentano le «class action» per investimenti a rischio senza permesso
Claudio Mezzanzanica

Una nuova moda, dettata dalla crisi finanziaria: municipalità che citano in giudizio banche per danni gravi alle finanze pubbliche.
Narvik è una cittadina norvegese; sta a 200 km a nord del circolo polare artico. I suoi amministratori, insieme ad altre 7 cittadine, tra cui Hemmes, Rana, Hattfjelldal, avevano investito i soldi del comune e anche dei 4500 cittadini in bond comunali, di comuni americani, gestiti da Citigroup. A settembre, con l'esplosione della crisi dei mutui subprime hanno scoperto il castello di carte che li portava, in realtà, a possedere non bond ma derivati legati al mondo dei mutui fondiari. Dei 65 milioni investiti, gli ignari norvegesi se ne sono ritrovati 42. Con grande stoicismo hanno dichiarato la cosa seria ma non tragica e hanno dato mandato agli avvocati per vedere cosa è possibile recuperare. Perché, ovviamente, la comunicazione dei cambiamenti da bond a titoli legati ai subprime non è stata fatta con la necessaria trasparenza. Citigroup si dice tranquilla e scarica tutte le responsabilità sulla società di mediazione.


Springfield è in Massachussetts.E' una città di 134.000 abitanti ed è famosa perché qui è stato inventato il basket e per il suo soprannome «città delle case». Ma è la prima città americana ad aver citato in tribunale le banche per la crisi dei subprime. Quando gli amministratori si sono accorti che il fondo dato in gestione alla Merryl and Lynch aveva perso il 90% del suo valore hanno immediatamente chiesto chiarimenti. A novembre, infatti, avevano scoperto che i 14 milioni di dollari affidati alla banca di New York si erano trasformati in 1,2. Non avendo avuto nessuna rassicurazione hanno fatto citare la banca dal segretario di stato del Massachussets, che l'ha accusata di frode per aver effettuato investimenti ad alto rischio senza aver interpellato i propri clienti. Merryl and Lynch ha restituito il capitale, cioè i 14 milioni,il primo febbraio di quest'anno.
Baltimora è la capitale del Maryland. Una città da lungo tempo nelle mani dei democratici, una città soprattutto nera, povera e violenta. Qui gli amministratori hanno portato in giudizio la Wells&Fargo.La crisi dei subprime è devastante in questo tipo di città. Svuota rapidamente intere aree che, disabitate, finiscono per diventare zone a rischio per chiunque si trovi ad attraversarle. Cosi il comune ha citato la banca per le conseguenze sull'ordine pubblico derivanti dalle sue scelte disastrose e per razzismo. Perché la Well&Fargo avrebbe concesso mutui subprime soprattutto alla gente di colore.
Cleveland è in Ohio. Qui si è aperto lo scontro più grosso, osservato con attenzione. Il comune ha citato 21 banche - tra cui Deutsche Bank,Goldman and Sachs e,di nuovo Merryl and Lynch. In tre mesi,tra ottobre e dicembre, la città ha visto emigrare 14.000 famiglie che hanno perso la casa. Il comune ha cosi perso 14.000 contribuenti, ha avuto perdite per il mancato introito delle tasse e si è trovato interi quartieri svuotati da far controllare dalla polizia per evitare danneggiamenti e saccheggi. Il sindaco si è recato a Wall Street a metà gennaio, annunciando la citazione in giudizio per i gravi danni arrecati alla comunità dalla scellerata politica finanziaria del sistema bancario. «Siamo di fronte ad un delitto equivalente a quelli della criminalità organizzata o del cartello della droga che devasta la nostra comunità». La citazione poggia su una legge dell'Ohio che prevede la persecuzione di chi danneggia la comunità nella conduzione dei propri affari privati.
Anche il comune di Amburgo si sta dando da fare, per interposta istituzione. La HSH Nordbank è una banca di stato tedesca. Il comune di Amburgo è il principale azionista con il 35% delle azioni. Nei giorni scorsi questa banca ha annunciato che porterà in giudizio la Ubs davanti alla corte di New York. La Ubs avrebbe ceduto a Nordbank 500 milioni di crediti immobiliari a forte rischio, senza la dovuta documentazione e informazione.

da "il manifesto" 26/02/08

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