Da Lotta studentesca al Blocco studentesco, piccoli fascisti crescono
Negli istituti superiori avanzano le due liste dell'estrema destra. Si ispirano al ventennio, si definiscono «rivoluzionari». Ora in molte città hanno in pugno i fondi degli organi studenteschi. Mentre si moltiplicano le denunce di spedizioni squadristiche contro i ragazzi di sinistra.
Negli istituti superiori avanzano le due liste dell'estrema destra. Si ispirano al ventennio, si definiscono «rivoluzionari». Ora in molte città hanno in pugno i fondi degli organi studenteschi. Mentre si moltiplicano le denunce di spedizioni squadristiche contro i ragazzi di sinistra.
Giacomo Russo Spena
«Sono gruppi ribelli e non conformi», dice un giovane infatuato. Sono i più «duri», aggiunge un secondo attratto dal loro «cameratismo» e machismo. «Sono tornati», ribatte chi ha memoria storica.
Nelle scuole italiane si torna a parlare di fascismo. O meglio tornano le liste che si ispirano esplicitamente al ventennio e ai suoi valori. L'avanzata a livello elettorale e sociale dell'estrema destra nei licei è un fenomeno dilagante. A nord come a sud. Dalle periferie metropolitane più degradate alle «zone borghesi»: «Cresciamo ovunque», dicono. «Gli studenti hanno bisogno di nuove proposte - spiega un giovane fascista milanese - e noi abbiamo un intento rivoluzionario. Combatti per le tue idee, lotta per la tua patria e ribellati al sistema, sono le nostre parole d'ordine». «Mai più antifascismo» o «Sveglia bastardi, la ricreazione è finita», sono i manifesti che vanno per la maggiore nelle scuole. Con il cartoon Bart Simpson che impersonifica il loro ribellismo. Si torna a fare i conti con chi fa apologia del fascismo: «Benito Mussolini ha creato lo stato sociale in Italia» si legge sui loro siti.
E la costituzione antifascista? «Me ne frego. Su alcuni punti è carta straccia. Parla invano anche di diritto alla casa e al lavoro, non è la mia costituzione», spiegano. Si rifanno direttamente a sigle maggiori: Blocco studentesco a Fiamma Tricolore, Lotta Studentesca a Forza Nuova, malgrado la consulta vieti la rappresentanza di giovani iscritti a partiti. Gruppi giovanili che, pur avendo tra loro attriti politici e culturali, hanno deciso in molte città di allearsi elettoralmente: «Anche con i badogliani di An - dicono - pur di arrestare i comunisti». Hanno trovato un'intesa programmatica su precisi punti: lotta contro il caro libri, finanziamenti per l'edilizia scolastica e soprattutto l'anticomunismo. Per il resto non hanno molto da spartire, se non «pratiche squadristiche» che loro stessi rivendicano.
La composizione delle consulte provinciali studentesche, piccoli parlamenti biennali che gestiscono in modo indipendente ben 80 mila euro, evidenziano questa escalation. A macchia di leopardo. «Esiste un problema reale sull'espansione dell'estrema destra a livello giovanile», spiega Valentina Giorda dell'Unione degli studenti, che segnala però una «falsità sostenuta dai media»: «Le elezioni non sono state vinte dalla destra ma da noi». I dati ufficiali del ministero dell'Istruzione confermano. Ma evidenziano anche i successi dell'estrema destra in consulte prima «rosse».
A Roma, dove ha vinto Azione Studentesca (emanazione diretta di Azione giovani) con l'appoggio decisivo del Blocco, si è verificato uno dei «ribaltoni» più significativi, coi collettivi di sinistra che denunciano «brogli elettorali e ritorsioni agli indecisi nel momento del voto». E se qualcuno si è appellato a Fioroni per «l'annullamento del voto e lo scioglimento della consulta perché illegittima», il «cartello nero» ha risposto alzando il livello dello scontro: «Se il ministro cederà alle pressioni della sinistra, sconcertata dalla clamorosa sconfitta, si ritroverà tutte le scuole in agitazione. Se solo si azzarderanno a mettere in discussione l'esito del voto, sarà il caos».
La capitale in questi giorni è un fronte caldo: l'8 febbraio mentre Blocco scenderà in piazza per «ricordare i martiri delle foibe», la Consulta studentesca (gestita dalla «cosa nera») ha organizzato, spendendo quasi 5 mila euro, un convegno nel teatro Brancaccio dal nome «Istria, Slovenia, Dalmazia, anche le pietre parlano italiano». «Una convention autoreferenziale che tenterà di trasformare la storia in propaganda, presso cui convergerà una sfilata di vessilli e slogan fascisti», denuncia la rete di studenti autorganizzati che per quel giorno lancia una serie di incontri per «affrontare sul serio la vicenda triestina in tutte le sue implicazioni, senza lasciare spazio a chi elogia il ventennio e vuole riproporne mentalità e cultura di prevaricazione».
Oltre al caso capitolino, su come vengono spesi i fondi pubblici c'è il problema della scarsa trasparenza e dell'arbitrarietà. Lo ammette anche Cesare Giordina, esponente di As: «Quando governava la sinistra i soldi andavano per iniziative sulla Resistenza, adesso la musica è cambiata». A Verona, dove il presidente della consulta è di Lotta studentesca, verranno stanziate risorse per la sicurezza e contro «le azioni violente degli immigrati nei confronti degli studenti». Stessa pratica in molte altre città del nord: «Clandestini attenti», sostengono sui loro blog con tanto di firma, «giovinezza al potere».
Ma la «cosa nera» non è unita in tutto. «Il nostro movimento è laico e lotta contro le ingerenze del Vaticano», afferma il portavoce di Blocco Studentesco Francesco Polacchi, che ritiene degli «idioti» quelli che professano l'integralismo cattolico. Chiaro riferimento ai «camerati forzanovisti» che si rifanno a un passato lefebvriano con la famiglia perno centrale della società. Entrambi i gruppi però condividono un sistema valoriale e culturale che va dall'esplicito richiamo al fascismo («Un marmo contro la palude della storia italiana» per dirla alla Gianluca Iannone, leader di Fiamma Tricolore) all'arresto dell'immigrazione (con qualche distinguo) e di «tutte le droghe».
Per non parlare delle crociate comuni contro i libri di storia, accusati di «propaganda antifascista», per la promozione di «escursioni naturalistiche di tipo futurista» e l'aumento delle ore di educazione fisica («Mens sana in corpore sano»). «Preferisco rimanere a letto piuttosto che fare il guerriero in giro», scherza Giordina che appartiene, come quasi tutto il suo movimento, alla destra sociale di An. «A me - aggiunge - interessa parlare alla società non solo ai fascisti, ci vuole modernità nei contenuti. Certo molti nostri militanti non rinnegano il ventennio mettendosi la celtica al collo. Non ci dimentichiamo del nostro passato». Il loro leader Gianni Alemanno dà l'esempio.
Chi fa della «militanza fascista a tempo pieno» nelle scuole una parola d'ordine è Lotta studentesca. «Abbiamo attecchito in un mondo giovanile in cerca di riferimenti forti, estremi e stanco di un mondo politicamente corretto», spiega Daniele Pinti che, dati alla mano, si gongola dei risultati: «Abbiamo ottenuto rappresentanti scolastici in istituti storicamente di sinistra, a Roma più di 6 mila voti e vari presidenti per l'Italia. Attrae il nostro stile e il fatto che diamo ai ragazzi delle risposte non solo sulle problematiche scolastiche, ma anche su quello che li aspetta fuori. Su questo abbiamo in cantiere delle azioni divertenti e clamorose».
Stesso spirito «guerriero» è presente in Blocco studentesco che, come Fiamma, si maschera dietro il politically correct. Sono loro la vera sorpresa delle elezioni scolastiche. «Abbiamo quintuplicato i voti in tutta Italia, nella capitale siamo arrivati a 10 mila voti», afferma Polacchi. E la crescita è stata più o meno omogenea. La vittoria è stata dettata da un programma molto «materiale» e «prossimo» agli studenti: battaglia contro le carenze strutturali delle scuole, in primis. Rivendicazioni che troppo spesso la sinistra abbandona bollandole di «populismo» per dare spazio a lotte più generali. Ma la capacità di Blocco è quella di essere un «animale strano»: fa proprie rivendicazioni storicamente di sinistra (in linea con il passato movimento d'estrema destra «Terza Posizione») come la campagna contro i fondi alle scuole private e lo sviluppo dell'energia solare («Fratello Sole» è il nome del loro progetto di intervento sul fotovoltaico).
Assente, visti i numeri dei loro cortei, quella capacità di mobilitazione presente nei collettivi di sinistra: tra voto e militanza c'è una differenza. «I fascisti, per fare un'occupazione al liceo Farnesina di Roma, hanno dovuto sudare mille camicie e si sono fatti aiutare dagli esponenti di Fiamma e Casa Pound (centro sociale legato al partito, ndr)», denuncia un ragazzo che preferisce rimanere nell'anonimato per paura. Qui è il punto. La crescita elettorale dell'estrema destra è collegata ad un aumento di azioni «squadristiche» contro ragazzi «sinistrorsi»: Bari, Genova, Roma e l'ultima solo qualche giorno fa a Treviso. Un clima di crescente tensione denunciato dai collettivi autorganizzati che dichiarano di essere «minacciati» quotidianamente da «giovani riconducibili a queste liste fasciste».
«Lungo è l'elenco di attacchi ai danni di studenti alternativi, omosessuali e rom», ricorda infatti l'Uds. E capita spesso, a sentire le denunce dei collettivi autorganizzati, che Blocco si faccia aiutare dai «fratelli maggiori»: è facile veder volantinare nelle scuole militanti trentenni. In fondo, come dicono, la militanza fascista è a tempo pieno. Tutto fa pensare a una chiara operazione di «intervento» nelle scuole dell'estrema destra, con l'organizzazione militarizzata, da vero partito, delle loro liste studentesche. Per stracciare la concorrenza di sinistra. E ora i «nuovi balilla» potranno anche usare i fondi pubblici delle consulte provinciali.
da "il Manifesto" 06/02/2008
Nelle scuole italiane si torna a parlare di fascismo. O meglio tornano le liste che si ispirano esplicitamente al ventennio e ai suoi valori. L'avanzata a livello elettorale e sociale dell'estrema destra nei licei è un fenomeno dilagante. A nord come a sud. Dalle periferie metropolitane più degradate alle «zone borghesi»: «Cresciamo ovunque», dicono. «Gli studenti hanno bisogno di nuove proposte - spiega un giovane fascista milanese - e noi abbiamo un intento rivoluzionario. Combatti per le tue idee, lotta per la tua patria e ribellati al sistema, sono le nostre parole d'ordine». «Mai più antifascismo» o «Sveglia bastardi, la ricreazione è finita», sono i manifesti che vanno per la maggiore nelle scuole. Con il cartoon Bart Simpson che impersonifica il loro ribellismo. Si torna a fare i conti con chi fa apologia del fascismo: «Benito Mussolini ha creato lo stato sociale in Italia» si legge sui loro siti.
E la costituzione antifascista? «Me ne frego. Su alcuni punti è carta straccia. Parla invano anche di diritto alla casa e al lavoro, non è la mia costituzione», spiegano. Si rifanno direttamente a sigle maggiori: Blocco studentesco a Fiamma Tricolore, Lotta Studentesca a Forza Nuova, malgrado la consulta vieti la rappresentanza di giovani iscritti a partiti. Gruppi giovanili che, pur avendo tra loro attriti politici e culturali, hanno deciso in molte città di allearsi elettoralmente: «Anche con i badogliani di An - dicono - pur di arrestare i comunisti». Hanno trovato un'intesa programmatica su precisi punti: lotta contro il caro libri, finanziamenti per l'edilizia scolastica e soprattutto l'anticomunismo. Per il resto non hanno molto da spartire, se non «pratiche squadristiche» che loro stessi rivendicano.
La composizione delle consulte provinciali studentesche, piccoli parlamenti biennali che gestiscono in modo indipendente ben 80 mila euro, evidenziano questa escalation. A macchia di leopardo. «Esiste un problema reale sull'espansione dell'estrema destra a livello giovanile», spiega Valentina Giorda dell'Unione degli studenti, che segnala però una «falsità sostenuta dai media»: «Le elezioni non sono state vinte dalla destra ma da noi». I dati ufficiali del ministero dell'Istruzione confermano. Ma evidenziano anche i successi dell'estrema destra in consulte prima «rosse».
A Roma, dove ha vinto Azione Studentesca (emanazione diretta di Azione giovani) con l'appoggio decisivo del Blocco, si è verificato uno dei «ribaltoni» più significativi, coi collettivi di sinistra che denunciano «brogli elettorali e ritorsioni agli indecisi nel momento del voto». E se qualcuno si è appellato a Fioroni per «l'annullamento del voto e lo scioglimento della consulta perché illegittima», il «cartello nero» ha risposto alzando il livello dello scontro: «Se il ministro cederà alle pressioni della sinistra, sconcertata dalla clamorosa sconfitta, si ritroverà tutte le scuole in agitazione. Se solo si azzarderanno a mettere in discussione l'esito del voto, sarà il caos».
La capitale in questi giorni è un fronte caldo: l'8 febbraio mentre Blocco scenderà in piazza per «ricordare i martiri delle foibe», la Consulta studentesca (gestita dalla «cosa nera») ha organizzato, spendendo quasi 5 mila euro, un convegno nel teatro Brancaccio dal nome «Istria, Slovenia, Dalmazia, anche le pietre parlano italiano». «Una convention autoreferenziale che tenterà di trasformare la storia in propaganda, presso cui convergerà una sfilata di vessilli e slogan fascisti», denuncia la rete di studenti autorganizzati che per quel giorno lancia una serie di incontri per «affrontare sul serio la vicenda triestina in tutte le sue implicazioni, senza lasciare spazio a chi elogia il ventennio e vuole riproporne mentalità e cultura di prevaricazione».
Oltre al caso capitolino, su come vengono spesi i fondi pubblici c'è il problema della scarsa trasparenza e dell'arbitrarietà. Lo ammette anche Cesare Giordina, esponente di As: «Quando governava la sinistra i soldi andavano per iniziative sulla Resistenza, adesso la musica è cambiata». A Verona, dove il presidente della consulta è di Lotta studentesca, verranno stanziate risorse per la sicurezza e contro «le azioni violente degli immigrati nei confronti degli studenti». Stessa pratica in molte altre città del nord: «Clandestini attenti», sostengono sui loro blog con tanto di firma, «giovinezza al potere».
Ma la «cosa nera» non è unita in tutto. «Il nostro movimento è laico e lotta contro le ingerenze del Vaticano», afferma il portavoce di Blocco Studentesco Francesco Polacchi, che ritiene degli «idioti» quelli che professano l'integralismo cattolico. Chiaro riferimento ai «camerati forzanovisti» che si rifanno a un passato lefebvriano con la famiglia perno centrale della società. Entrambi i gruppi però condividono un sistema valoriale e culturale che va dall'esplicito richiamo al fascismo («Un marmo contro la palude della storia italiana» per dirla alla Gianluca Iannone, leader di Fiamma Tricolore) all'arresto dell'immigrazione (con qualche distinguo) e di «tutte le droghe».
Per non parlare delle crociate comuni contro i libri di storia, accusati di «propaganda antifascista», per la promozione di «escursioni naturalistiche di tipo futurista» e l'aumento delle ore di educazione fisica («Mens sana in corpore sano»). «Preferisco rimanere a letto piuttosto che fare il guerriero in giro», scherza Giordina che appartiene, come quasi tutto il suo movimento, alla destra sociale di An. «A me - aggiunge - interessa parlare alla società non solo ai fascisti, ci vuole modernità nei contenuti. Certo molti nostri militanti non rinnegano il ventennio mettendosi la celtica al collo. Non ci dimentichiamo del nostro passato». Il loro leader Gianni Alemanno dà l'esempio.
Chi fa della «militanza fascista a tempo pieno» nelle scuole una parola d'ordine è Lotta studentesca. «Abbiamo attecchito in un mondo giovanile in cerca di riferimenti forti, estremi e stanco di un mondo politicamente corretto», spiega Daniele Pinti che, dati alla mano, si gongola dei risultati: «Abbiamo ottenuto rappresentanti scolastici in istituti storicamente di sinistra, a Roma più di 6 mila voti e vari presidenti per l'Italia. Attrae il nostro stile e il fatto che diamo ai ragazzi delle risposte non solo sulle problematiche scolastiche, ma anche su quello che li aspetta fuori. Su questo abbiamo in cantiere delle azioni divertenti e clamorose».
Stesso spirito «guerriero» è presente in Blocco studentesco che, come Fiamma, si maschera dietro il politically correct. Sono loro la vera sorpresa delle elezioni scolastiche. «Abbiamo quintuplicato i voti in tutta Italia, nella capitale siamo arrivati a 10 mila voti», afferma Polacchi. E la crescita è stata più o meno omogenea. La vittoria è stata dettata da un programma molto «materiale» e «prossimo» agli studenti: battaglia contro le carenze strutturali delle scuole, in primis. Rivendicazioni che troppo spesso la sinistra abbandona bollandole di «populismo» per dare spazio a lotte più generali. Ma la capacità di Blocco è quella di essere un «animale strano»: fa proprie rivendicazioni storicamente di sinistra (in linea con il passato movimento d'estrema destra «Terza Posizione») come la campagna contro i fondi alle scuole private e lo sviluppo dell'energia solare («Fratello Sole» è il nome del loro progetto di intervento sul fotovoltaico).
Assente, visti i numeri dei loro cortei, quella capacità di mobilitazione presente nei collettivi di sinistra: tra voto e militanza c'è una differenza. «I fascisti, per fare un'occupazione al liceo Farnesina di Roma, hanno dovuto sudare mille camicie e si sono fatti aiutare dagli esponenti di Fiamma e Casa Pound (centro sociale legato al partito, ndr)», denuncia un ragazzo che preferisce rimanere nell'anonimato per paura. Qui è il punto. La crescita elettorale dell'estrema destra è collegata ad un aumento di azioni «squadristiche» contro ragazzi «sinistrorsi»: Bari, Genova, Roma e l'ultima solo qualche giorno fa a Treviso. Un clima di crescente tensione denunciato dai collettivi autorganizzati che dichiarano di essere «minacciati» quotidianamente da «giovani riconducibili a queste liste fasciste».
«Lungo è l'elenco di attacchi ai danni di studenti alternativi, omosessuali e rom», ricorda infatti l'Uds. E capita spesso, a sentire le denunce dei collettivi autorganizzati, che Blocco si faccia aiutare dai «fratelli maggiori»: è facile veder volantinare nelle scuole militanti trentenni. In fondo, come dicono, la militanza fascista è a tempo pieno. Tutto fa pensare a una chiara operazione di «intervento» nelle scuole dell'estrema destra, con l'organizzazione militarizzata, da vero partito, delle loro liste studentesche. Per stracciare la concorrenza di sinistra. E ora i «nuovi balilla» potranno anche usare i fondi pubblici delle consulte provinciali.
da "il Manifesto" 06/02/2008
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