di Gianni Ferrara
su Il Manifesto del 02/01/2008
La Costituzione della Repubblica, la nostra Costituzione, ha compiuto ieri sessanta anni. Sono tanti sessanta anni. Sono anche troppi per una Costituzione? Quella degli Stati uniti d'America ne ha 220 e in quel Paese non c'è alcun movimento di opinione pubblica convinta che quella Costituzione sia decrepita. Lo si pensa, invece, in Italia della nostra, ma dal ceto politico. Specie da parte di chi esalta la Costituzione americana e ne vorrebbe una dello stesso conio. Qualcuno dimentico o insensibile al fatto che la metà degli aventi diritto in America non va a votare perché sa che il suo voto sarebbe ininfluente sulla condizione di vita, un terzo non ha diritto ad alcuna assicurazione sanitaria, per vecchiaia, di disoccupazione. Ne vorrebbe una dello steso conio ignorando che il maggiore del politologi statunitense, R. A. Dahl, si affanna a immaginare come rendere democratica la Costituzione americana, supponendo e dimostrando che democratica essa non è. Non è questione di anni, quella che riguarda la tenuta di una Costituzione. È questione di contenuti.
Prima di dichiararne l'obsolescenza e decretarne la rottamazione, se fossimo in un paese serio, andrebbero date alcune risposte. Andrebbe detto che il catalogo dei diritti di libertà, civili, politici, economici, sociali sancito dalla Costituzione del 1948 è insufficiente, o è superato. Andrebbe detto esplicitamente che non si vuole il riconoscimento e la garanzia della libertà personale, di quella di domicilio, di corrispondenza, di circolazione e soggiorno, di riunione, di associazione, di professione religiosa, di manifestazione del pensiero. Che si vuole negare o attenuare il diritto di tutti alla capacità giuridica, alla cittadinanza al nome, ad agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi, alla difesa in ogni stato e grado di un procedimento giudiziario. Potrei continuare, citando i diritti che attengono ai rapporti etico-sociali (famiglia, figli) il diritto all'istruzione, quelli economici. Il problema vero è quello di attuare la Costituzione, non di rottamarla.
Non credo che sia maliziosa la domanda: fossero i diritti sociali, quelli che si vorrebbero attenuare o addirittura sopprimere? Il diritto alla salute? Il diritto dei lavoratori ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del proprio lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa? Il diritto al mantenimento ed all'assistenza sociale per gli inabili al lavoro e sprovvisti dei mezzi necessari per vivere? Il diritto dei lavoratori alla previdenza in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria? Il diritto corrispondente all'obbligo degli imprenditori nell'esercizio dell'iniziativa economica privata di svolgerla in modo da non contrastare l'utilità sociale o in modo da non recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana? Sono di questo ultimo tipo i diritti da comprimere? Lo si dica esplicitamente. Non si nasconda questo intento attraverso vie contorte come quelle volte ad amputare le domande sociali comprimendone la rappresentanza e riducendola a investitura di governanti più o meno assoluti.
La manutenzione della Costituzione è problema reale, ma deve mirare a rafforzarla, non a rovesciarne spirito e contenuto. La legge elettorale va modificata ma per rendere credibile e autentica la rappresentanza, non per potere trasformare eventualmente il 25% dei voti nel 53% dei seggi parlamentari.
Il riferimento va esplicitato. È in atto un'azione eversiva del sistema politico, per instaurarne un altro. Attraverso la via referendaria si mira a cambiare, nientemeno, la forma di governo. «Costituente» o «quasi costituente» fu denominata, nel gennaio dell'anno scorso, dal Presidente del comitato promotore l'iniziativa sulla quale il 16 prossimo si dovrà pronunziare la Corte costituzionale. Come se pochi mesi prima il popolo italiano a stragrande maggioranza non avesse rinnovato il suo consenso, chiaro, esplicito, solenne alla Costituzione repubblicana ed alla forma di governo parlamentare. A noi spetta dire: giù le mani, anche se referendarie, dalla Costituzione repubblicana. Non si osi eludere, vanificare, rinnegare il volere popolare. Intanto: Provideant Consules.
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