da il Manifesto 13/11/2007
Alessandra Fava
Si è svolta a Genova la prima manifestazione nazionale dei precari degli istituti a carattere scientifico: ricercatori molto qualificati senza diritti
Fare la colletta per salire in 5 in auto da Ancona. Arrivare con tuo figlio alla manifestazione col cartello «figlio di ricercatrice precaria»'. Reggere lo striscione «10-20 anni di precariato non bastano per essere stabilizzati»: è stato questo e altro la prima manifestazione nazionale dei precari degli Irccs, gli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, ieri a piazza De Ferrari e poi in corteo.
A rappresentare i 16 istituti che annoverano almeno 1600 precari, c'era una folta schiera dell'Ist (l'Istituto dei tumori di Genova) e del Gaslini che insieme fanno 400 precari, stando a una ricerca dal Coordinamento precari che sta facendo scuola anche in altri centri in giro per l'Italia, perché neanche si sa di preciso quanti sono i precari. Eppure la ricerca va avanti tra mille paure: «quanti colleghi mi dicono non me la sento, sono un cococo, non voglio partecipare al sondaggio», racconta un ricercatore di Pavia.
Al centro della protesta c'è che la Finanziaria da cui ci si aspettava la stabilizzazione almeno per i precari più datati, alla fine è diventato un emendamento all'articolo 93 del ministero della Salute Turco che prevederebbe tre profili professionali ma con contratto a tempo determinato di tre anni e con un anno di prova. «Come posso fare un anno di prova visto che lavoro da 13 anni - dice una biologa dell'Istituto Besta di Milano, 39 anni - faccio le mie ore, faccio le mie analisi, mi sento uguale in tutto e per tutto agli assunti». All'Istituto tumori di Milano secondo un ricercatore «solo il 60-70% dell'organico è regolarmente assunto». Nella sua unità operativa su dieci persone solo due sono assunti a tempo indeterminato.
Tra striscioni e cartelli, spunta anche un coordinamento di precari dell'Istituto nazionale di riposo e cura per gli anziani di Ancona, Inrca. Per arrivare a Genova hanno fatto una colletta tra una trentina di precari e sono partiti in auto alle cinque di mattina. Si occupano di ricerche sull'alzheimer, malattie cardio-vascolari e di recente hanno partecipato a un progetto europeo per determinare a quali soggetti è utile dare dei micronutrienti come lo zinco. Ne vanno fieri, ma all'Inrca non assumano nessuno dal '92 e oggi la metà dei lavoratori sia precario.
Ancora più nera la situazione dei borsisti - lavoratori di serie C - ai quali i sindacati hanno detto di scordarsi qualsiasi contrattazione. Il borsista non ha pensione o maternità. Un biologo di 43 anni del Gaslini ad esempio racconta di aver fatto il borsista per 10 anni. A Pavia, una biologa spiega che da borsista con 1280 euro al mese devi anche comprarti i camici (20 euro l'uno) e la mensa ti costa 4 euro e mezzo invece di 1 come per i precari. Tra una borsa e un'altra può lavorare gratis anche per sei mesi di fila.
La maternità è un'opinione. «Ho una figlia, ma per lei sono stata ferma un anno e ho rinunciato ad essere pagata», dice Eleonora del Besta di Milano precaria da 16 anni. «Avere una famiglia per un precario vuol dire vivere con una persona con una lavoro vero - racconta una ricercatrice dell'Ist accompagnata dal figlio col cartello - Dopo 17 anni ho ancora contratti di 3 mesi, il prossimo scade il 31 dicembre. La pensione me la posso scordare, il tfr è un punto di domanda. E allora alla Turco dico non ti bastano 17 anni di prova?». Accanto a lei, Monica afferma che «quel che si sta verificando è un abuso della legge Treu-Biagi».
Alla fine della giornata è soddisfatta Laura Paleari del coordinamento precari Ist e Gaslini: «è stata una manifestazione totalmente auto organizzata, dal basso, nata con un tam tam trai lavoratori nell'ultima settimana. Avevamo chiesto solidarietà alla Cgil e non son venuti. Ma i precari c'erano: non ne possono più'».
A rappresentare i 16 istituti che annoverano almeno 1600 precari, c'era una folta schiera dell'Ist (l'Istituto dei tumori di Genova) e del Gaslini che insieme fanno 400 precari, stando a una ricerca dal Coordinamento precari che sta facendo scuola anche in altri centri in giro per l'Italia, perché neanche si sa di preciso quanti sono i precari. Eppure la ricerca va avanti tra mille paure: «quanti colleghi mi dicono non me la sento, sono un cococo, non voglio partecipare al sondaggio», racconta un ricercatore di Pavia.
Al centro della protesta c'è che la Finanziaria da cui ci si aspettava la stabilizzazione almeno per i precari più datati, alla fine è diventato un emendamento all'articolo 93 del ministero della Salute Turco che prevederebbe tre profili professionali ma con contratto a tempo determinato di tre anni e con un anno di prova. «Come posso fare un anno di prova visto che lavoro da 13 anni - dice una biologa dell'Istituto Besta di Milano, 39 anni - faccio le mie ore, faccio le mie analisi, mi sento uguale in tutto e per tutto agli assunti». All'Istituto tumori di Milano secondo un ricercatore «solo il 60-70% dell'organico è regolarmente assunto». Nella sua unità operativa su dieci persone solo due sono assunti a tempo indeterminato.
Tra striscioni e cartelli, spunta anche un coordinamento di precari dell'Istituto nazionale di riposo e cura per gli anziani di Ancona, Inrca. Per arrivare a Genova hanno fatto una colletta tra una trentina di precari e sono partiti in auto alle cinque di mattina. Si occupano di ricerche sull'alzheimer, malattie cardio-vascolari e di recente hanno partecipato a un progetto europeo per determinare a quali soggetti è utile dare dei micronutrienti come lo zinco. Ne vanno fieri, ma all'Inrca non assumano nessuno dal '92 e oggi la metà dei lavoratori sia precario.
Ancora più nera la situazione dei borsisti - lavoratori di serie C - ai quali i sindacati hanno detto di scordarsi qualsiasi contrattazione. Il borsista non ha pensione o maternità. Un biologo di 43 anni del Gaslini ad esempio racconta di aver fatto il borsista per 10 anni. A Pavia, una biologa spiega che da borsista con 1280 euro al mese devi anche comprarti i camici (20 euro l'uno) e la mensa ti costa 4 euro e mezzo invece di 1 come per i precari. Tra una borsa e un'altra può lavorare gratis anche per sei mesi di fila.
La maternità è un'opinione. «Ho una figlia, ma per lei sono stata ferma un anno e ho rinunciato ad essere pagata», dice Eleonora del Besta di Milano precaria da 16 anni. «Avere una famiglia per un precario vuol dire vivere con una persona con una lavoro vero - racconta una ricercatrice dell'Ist accompagnata dal figlio col cartello - Dopo 17 anni ho ancora contratti di 3 mesi, il prossimo scade il 31 dicembre. La pensione me la posso scordare, il tfr è un punto di domanda. E allora alla Turco dico non ti bastano 17 anni di prova?». Accanto a lei, Monica afferma che «quel che si sta verificando è un abuso della legge Treu-Biagi».
Alla fine della giornata è soddisfatta Laura Paleari del coordinamento precari Ist e Gaslini: «è stata una manifestazione totalmente auto organizzata, dal basso, nata con un tam tam trai lavoratori nell'ultima settimana. Avevamo chiesto solidarietà alla Cgil e non son venuti. Ma i precari c'erano: non ne possono più'».
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