da L'Arena 24/11/2007
Anna Zegarelli
La comunità romena scrive al prefetto per far rispettare i propri diritti:«Bisogna ringraziare la provvidenza di Dio se nella nostra provincia non ci sono stati casi di xenofobia». Lo si legge nelle prime righe della lettera inviata al prefetto Italia Fortunati, e per conoscenza al sindaco Flavio Tosi, al presidente della Provincia Elio Mosele, al console generale della Romania Tiberiu Mugurel Dinu e anche ai presidenti del consiglio provinciale e comunale, dalla comunità ortodossa cittadina.
I romeni, con cinquecento firme raccolte in una sola domenica dopo la funzione religiosa nella chiesa di San Domenico in via Del Pontiere divenuta per loro la parrocchia di Sant’Elia Profeta, chiedono esplicitamente rispetto e che vengano riconosciuti i loro diritti di persone che fanno parte di un’unica comunità, quella europea. Non escludono il fatto che ci siano i delinquenti, così come non negano che un’altra comunità, quella rom, troppo spesso identificata con quella romena, abbia messo delle barriere per l’integrazione. Ma sono stanchi di essere etichettati come fannulloni, come coloro che riempiono le carceri: quel 40 per cento di presenze nella casa circondariale di Montorio lo sentono come un macigno. Forti anche del lavoro svolto come volontari al fianco di altre comunità religiose operanti nel carcere specificano che quel dato non tiene conto di quanti sono in attesa di giudizio. E chiedono che venga dato loro il diritto di difendersi come sancito dall’articolo 24 della Costituzione.
«La Procura della Repubblica ha reso noto i dati sui furti che in quest’anno sono arrivati a 4110. La criminalità è cresciuta nella zona del lago e nella bassa veronese e subito si è trovato un capro espiatorio in quella criminalità molto spesso legata alla presenza degli stagionali», si legge. «Noi non possiamo dire che non ci siano tra i lavoratori moldavi e romeni anche persone che delinquono, ma chiediamo ai politici che fanno questa affermazioni di vivere da vicino una giornata di lavoro di uno stagionale e forse si renderanno conto che tempo per commettere reati non c’è ne è proprio».
La comunità romena si sente strumentalizzata nella polemica politica:« Si parla tanto di integrazione ma si fa poco. A Verona sono stati spesi milioni di euro per progetti falliti in partenza (il riferimento è il campo nomadi di Boscomantico, ndr), ma non si è riusciti a trovare una stanza di 30 metri quadri dove le donne badanti romene e moldave possano incontrarsi la domenica pomeriggio dopo la santa liturgia e mangiare insieme. Sono state costrette a farlo sedute sulla panche del giardino vicino fino a quando il Comune non ha emesso l’ordinanza antipanino. Ora stanno attente che non arrivi il vigile e le mandi via».
Si chiedono chiarimenti in merito ai nullafacenti, ossia ai meritevoli di espulsione. «Siamo preoccupati del fatto che qualcuno voglia interpretare questa nota in maniera fondamentalista. La maggior parte delle famiglie ha portato in Italia un parente stretto perché accudisca i figli».
E dov’è quel progetto per la creazione del centro culturale che doveva sorgere al Pestrino?. «Con la passata amministrazione siamo riusciti dopo anni di insistenze ad individuare un’area. La Giunta passata ci concedeva in uso l’immobile da riqualificare per un periodo da concordare. Sembra che per questa Giunta non sia una priorità. Anzi veniamo qualificati come gentaglia per quanti si incontrano alla sera negli unici due ristoranti romeni della città. Non ci meraviglieremo se anche questi saranno chiusi. Speriamo che la politica prenda coscienza che la società è cambiata diventando multietnica e multiculturale. Sono 6.200 i residenti a Verona», si legge. Nel frattempo la comunità è ancora in attesa di un’altra chiesa dove poter esercitare il culto ortodosso. «E sono stati solo i fratelli della chiesa cattolica a tenderci la mano», fa notare
sabato 24 novembre 2007
«Discriminati senza motivo»
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