«Il decreto sulle espulsioni non rispetta alcuni principi della direttiva europea n.38 del 2004» così Vittorio Agnoletto, eurodeputato della Sinistra Europea. «Per questo motivo settimana prossima, in occasione della prossima sessione plenaria del Parlamento Europeo, presenterò un’interrogazione a Commissione e Consiglio europei, nella quale chiederò se il decreto emanato dall’Italia è compatibile con i dettami della direttiva comunitaria.
L’elemento che non convince è in primo luogo la motivazione dell’espulsione: la direttiva è molto chiara. Non esiste l’espulsione preventiva per persone potenzialmente autrici di reati, la pericolosità dei cittadini va accertata. Si legge infatti nel testo della direttiva: «il comportamento personale deve rappresentare una minaccia reale, attuale e sufficientemente grave da pregiudicare un interesse fondamentale della società. Giustificazioni estranee al caso individuale o attinenti a ragioni di prevenzione generale non sono prese in considerazione».
L’Europa garantisce inoltre al cittadino comunitario la possibilità di ricorrere contro l’espulsione: «In ogni caso – è scritto nel testo–il cittadino dell’Unione e i suoi familiari dovrebbero poter presentare ricorso giurisdizionale ove venga loro negato il diritto d’ingresso o di soggiorno in un altro Stato membro». Quindi, salvo casi gravi, non è prevista come pratica corrente nessuna espulsione immediata.
Infine, «i cittadini dell’Unione dovrebbero aver il diritto di soggiornare nello Stato membro ospitante per un periodo non superiore a tre mesi senza altra formalità», come continua la direttiva. Solo dopo tale periodo, previsto come necessario per cercare lavoro, dovranno dimostrare di aver trovato di che sostenersi» conclude Agnoletto.
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