martedì 13 novembre 2007

Bertinotti: "Incomprensibile uso delle armi, ieri avrei sospeso tutte le partite"

"In una vicenda come questa si farebbe malissimo a occultare la verità. Bisogna affermare la verità e quando ci sono delle responsabilità bisogna evitare che queste diventino memoria collettiva nei confronti delle forze dell'ordine, e vengano punite, così da ripristinare una credibilità e una fiducia". Lo afferma il presidente della Camera Fausto Bertinotti commentando la morte del tifoso ucciso da un agente.

"Personalmente ieri io avrei sospeso le partite, ma non saprei dire se dal punto di vista dell'ordine pubblico sarebbe stata una scelta efficace" ha detto Bertinotti parlando ai microfoni di Gr Parlamento. "Avrei sospeso le partite semplicemente per lutto: per dire che ci si ferma per un atto di rispetto per una tragedia".

In Italia la verità fa troppa fatica ad affermarsi" ha proseguito. "In una società violenta le forze dell'ordine devono essere elemento di garanzia assoluta che difende i cittadini, non un qualcosa di cui aver paura. Io non ho il minimo dubbio che la maggior parte degli operatori delle forze dell'ordine siano dedite e caratterizzate da una cultura democratica, ma quando accadono cose che sembrano dire il contrario bisogna intervenire".

Dunque, ha sottolineato il presidente della Camera, "non c'è nessuna ragione per criminalizzare alcuno. Ci può essere tutta la condivisione dell'errore umano. Ma questo non può confondersi con l'oscuramento della responsabilità. Tuttavia" ha aggiunto, "penso che l'uso delle armi da fuoco debba essere diversamente sorvegliato. Continuo a considerare incomprensibile l'uso delle armi da fuoco in quella situazione. Le armi da fuoco non vanno usate se non in circostanze estreme". Non è ammissibile, ha proseguito Bertinotti, "che avvenga un fatto come questo, pur con tutta la partecipazione umana alla vicenda del poliziotto".

L'episodio dell'uccisione del tifoso della Lazio, secondo Bertinotti, "è simile a quello del romeno: ieri si gridava in modo indiscriminato 'assassini' a tutti i poliziotti, quasi che tutti loro fossero responsabili della morte di Sandri, così nel caso del romeno assassino sono stati criminalizzati tutti i romeni, quelli che fanno l'operaio edile o la badante, come se la cancellazione dei romeni fosse la cancellazione della violenza".

Secondo Bertinotti, "la violenza negli stadi è la spia di una condizione più generale. Esprime in quel mondo un'attitudine alla violenza che è più diffusa di quello che appare. E' una violenza contro, come una furia distruttiva. La nostra" ha detto ancora "è una società crescentemente violenta. L'Italia come l'Europa, nelle forme più diverse, è attraversata da una vera e propria crisi di civiltà, nella quale viene meno la possibilità di condivisione, per cui in partenza quello che incontri ti è simile, ma tu lo pensi come un altro che ti minaccia. Può essere per il tifoso la polizia, per il nativo l'immigrato. E per combattere la violenza non basta la 'via repressiva': bisogna 'educare alla convivenza', a non vedere 'un nemico' nell'avversario, nel diverso".

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