venerdì 5 ottobre 2007

Spesa popolare ad Afragola, 3 anni e 4 mesi a Caruso

I giudici della quarta sezione di Napoli hanno concluso diversamente, condannando Francesco Caruso e altri 8 attivisti a 3 anni e 4 mesi di carcere per estorsione aggravata.
«Una sentenza incredibile», commenta a caldo il deputato di Rifondazione, che al momento del verdetto si trovava alla Camera.
E ora riassume la vicenda della "spesa popolare": «Non abbiamo minacciato il responsabile per la sicurezza del supermercato, ma fu lui a darci spontaneamente pasta e pelati per un valore di 350 euro, che noi poi abbiamo distribuito ai passanti».
Al processo, l'uomo confermò che era l'ora di punta e per evitare che i clienti subissero dei ritardi aveva deciso di sbarazzarsi dei 200 precari regalando loro pasta e pelati.
Non solo. Dopo l'episodio la direzione dell'Ipercoop intavolò una iniziativa con i comitati, e la quarta settimana di ogni mese cominciò ad offrire prodotti a prezzi calmierati. Per il tribunale partenopeo si è trattato invece di pura e semplice estorsione. «Nessuno dei nove condannati entrò mai nell'Ipercoop» ricorda l'avvocata Annalisa Senese, sconvolta da «una decisione incomprensibile»: «Il negozio non fu danneggiato, non ci sono stati tafferugli, si è trattato semplicemente di una azione simbolica contro il carovita. Ora attendiamo le motivazioni della sentenza e poi faremo appello».
Tra i condannati figurano Mario Avoletto del laboratorio Ska, Michele Franco e Antonietta Terracciano del movimento precari della Rdb. L'iniziativa di Afragola, scrivono in un comunicato, faceva parte di una campagna nazionale contro il carovita e per i diritti al reddito che coinvolgeva sindacati di base, centri sociali, collettivi, movimenti di disoccupati organizzati, precari. A Roma il 6 novembre 2004 i precari inscenarono una protesta simile a quella di Afragola presso il supermercato Panorama di Pietralata e la libreria Feltrinelli, ottenendo un rinvio a giudizio per rapina aggravata.
Caruso, imputato in un altro processo dove è accusato di cospirazione politica finalizzata a turbare le azioni di governo («anche Dini dovrebbe risponderne», scherza) per il G8 di Napoli e Genova, non si lascia intimidire: «Nessuno si azzardi ad accostare queste azioni dall'alto valore simbolico di disobbedienza civile a quelli che sono i reati infamanti come la corruzione e la mafia. Noi ci battiamo al fianco di chi non ha niente. Grillo e tanti altri dovrebbero imparare a fare dei distinguo».
La. Edu.


04/10/2007

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