90 miliardi di euro di fatturato. Questo è il risultato del giro d’affari della mafia, con il quale raggiunge il primato d’impresa in Italia. E’ quanto afferma il rapporto della Confesercenti “Sos impresa” presentato ieri a Roma alla presenza del viceministro dell’interno Marco Minniti e del vicecapo della polizia Nicola Cavaliere.
Il rapporto supporta con dati e cifre il condizionamento esercitato dalle organizzazioni criminali di stampo mafioso nel tessuto economico del Paese attraverso estorsioni, usura, furti e rapine, contraffazione e contrabbando, imposizione di merce e controllo degli appalti.
"Dalla filiera agroalimentare al turismo, dai servizi alle imprese a quelli alla persona, agli appalti, alle forniture pubbliche, al settore immobiliare e finanziario la presenza si consolida in ogni attività economica, tanto che il fatturato del ramo commerciale dell'Azienda Mafia si appresta a toccare i 90 miliardi di euro, una cifra intorno al 7% del pil nazionale, pari a 5 manovre finanziarie, 8 volte il mitico 'tesoretto'", dice il rapporto.
“Commercianti e imprenditori subiscono 1300 fatti reato al giorno”, sottolinea lo studio, "praticamente 50 all'ora", mantenendo inalterata nel tempo la propria forza e la propria strategia: scarsa esposizione, consolidamento degli insediamenti territoriali tradizionali, capacità di spingersi oltre i confini regionali e nazionali, soprattutto per quanto riguarda il riciclaggio e il reimpiego. Un modus operandi che vince ancora sul sistema legale.
Secondo il rapporto inoltre il coinvolgimento diretto delle organizzazioni criminali sta pretendendo una limitazione del pizzo per privilegiare l’imposizione di merci, servizi, manodopera ed eliminare la concorrenza.
"Nei cantieri sotto controllo mafioso si lavora e 'basta', i diritti sindacali non esistono, le norme di sicurezza sono un optional", dice il rapporto, che fa anche il nome di grandi imprese indicate dagli inquirenti per l'esser scese a patti con i criminali. Impregilo, Italcementi e Condotte spa le aziende citate, delle quali peraltro le prime due, con un comunicato stampa, hanno immediatamente dichiarato la propria estraneità.
I commercianti taglieggiati oscillano intorno ai 160.000, ben oltre il 20% dei negozi italiani, con un fortissimo radicamento al sud. In Sicilia sono colpiti l'80% dei negozi di Catania e Palermo. "E poiché ciascuno... s'indebita con più strozzini le posizioni debitorie possono essere ragionevolmente stimate in oltre 450.000, ma ciò che è più preoccupante è che almeno 50.000 sono con associazioni per delinquere di tipo mafioso finalizzate all'usura".
Il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, nel corso di un’intervista a Gr Parlamento ha dichiarato che contro la mafia serve ''più coraggio''. ''L'omertà sopravvive tra i commercianti, - ha detto Grasso - lo dimostra il confronto tra i dati diffusi da Confesercenti, e il numero delle denunce che arriva alle forze dell'ordine, tra 4 mila e 5 mila all'anno”. Per questo - ha concluso - l'unica via da seguire per i commercianti è quella della denuncia, corale, di massa''.
Secondo Grasso, inoltre, il problema è che ad un'economia ''prettamente mafiosa sopravvive una rete sommersa, che sfugge a qualsiasi controllo, che evade ogni fisco e che lavora con profitti illeciti in campi legali e che alla fine crea un inquinamento dell’economia. Finché non si comprende bene questo meccanismo - ha aggiunto – sarà difficile uscire da questo sistema diffuso. Bisogna far funzionare meglio tutti quegli strumenti contro il riciclaggio che esistono, contro la circolazione del contante''.
Il procuratore ha poi aggiunto che ''chi lavora nel mondo dell'imprenditoria sa bene che è difficile competere con un imprenditore che non paga contributi previdenziali ai lavoratori, o che li paga meno del limite contrattuale, che non ha da pagare la tangente o il pizzo perché è parte di un sistema criminale. Ecco, in questo sistema l’impresa mafiosa gode di vantaggi che costringono le altre aziende del mercato a scomparire''.
Infine, riferendosi all'appello che qualche settimana fa Confindustria ha rivolto a tutti coloro che cedono al ricatto: “fuori dall’associazione chi paga il pizzo”, Grasso ha dichiarato che ''Si tratta di qualcosa di epocale e bisogna continuare su questa strada”. “Già ci sono molti esempi di commercianti che sono riuniti e combattono il pizzo, come a Palermo fanno i ragazzi di ‘Addio Pizzo’, mettendo in crisi quelle aziende che pagano il pizzo favorendo quelle che non lo pagano”, ed ha poi concluso che “Occorre unire una posizione etica a quella di convenienza e utilità per mettere in crisi questo sistema''. (amb)
martedì 23 ottobre 2007
Mafia. 90 miliardi di euro di fatturato: è la prima 'impresa' italiana
E’ il risultato di ‘Sos impresa’, decimo rapporto della Confesercenti
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)




Nessun commento:
Posta un commento