lunedì 29 ottobre 2007

Centomila dipendenti pubblici in piazza ieri contro la finanziaria: «Il governo ora ci ascolti»

da il Manifesto 27/10/2007
Sara Farolfi,Roma

Francesco, «ex precario» trentacinquenne arrivato da Siena, scandisce ironicamente nel suo toscano: «Ci gira un po' intorno 'sta precarietà, che mi sa che prima o poi mi riacchiappa». Un lungo corteo - 100 mila secondo i sindacati - ha attraversato ieri le strade del centro storico di Roma, per lo sciopero generale del pubblico impiego proclamato da Cgil, Cisl e Uil (che ha raccolto l'80% di adesioni). «Fannulloni» o «bamboccioni», inevitabile che il nuovo lessico politico (segno dei tempi), trovi eco nella piazza per essere a gran voce rispedito al mittente. Cioè al governo, che nella finanziaria non stanzia le risorse per il rinnovo del contratto, si rimangia gli impegni presi sulla precarietà (che anche nel settore pubblico è un vero tarlo), senza peraltro ridurre la spesa pubblica (argomento gustoso, sembra, solo quando si tratta di tirare acqua al mulino della riduzione di servizi pubblici).«Contro la finanziaria che colpisce il lavoro pubblico», lo striscione di apertura. E anche i tre segretari confederali, Epifani, Bonanni e Angeletti, al primo appuntamento di piazza dopo la ritrovata unità sindacale sul protocollo Welfare e in vista della manifestazione di novembre, non usano mezzi termini. «Il governo è un grande pinocchio, ha firmato il memorandum d'intesa e poi se ne è scordato» attacca Bonanni, ieri nella parte del leone e alla testa del corteo. «Non vogliamo essere presi in giro» rincara Angeletti. Subito seguito da Epifani: «La manifestazione è contro le scelte del governo, perchè non abbiamo avuto risposta sulla precarietà, sull'efficienza della pubblica amministrazione e neppure sui problemi del rinnovo contrattuale». «Prodi ascolti anche questa piazza - conclude Epifani - E forse troverà la soluzione a tanti problemi non risolti del paese». E in piazza c'è anche un pezzo della segreteria Fiom: «E' evidente che c'è un nesso tra le vicende contrattuali aperte - dice il segretario generale Gianni Rinaldini - E grave è l'atteggiamento di chiusura del governo». Ma il governo ieri faceva orecchie da mercante e, con le parole del ministro Nicolais, bollava lo sciopero come «preventivo e politico», annunciando comunque a breve una convocazione dei sindacati. «Non è più il tempo delle parole, vogliamo i fatti» risponde a distanza Carlo Podda, segretario della funzione pubblica Cgil. Le risorse per il rinnovo del contratto, e sopratutto un deciso cambio di rotta sul problema della precarietà, «che questa finanziaria aumenta a dismisura».Questo chiedeva ieri la piazza. I «giovani», o meglio quelli che spesso fa fin troppo comodo chiamare giovani, ma che giovani non si sentono più anche se restano precari. Un esempio? Un gruppetto di nemmeno trentenni da Andria (Bari) che sventolano bandiere Cisl. Tutti con più di tre anni di servizio sulle spalle alla polizia municipale, tutti con contratto di lavoro part time a quattro ore («non per scelta»), e tutti con una promessa di stabilizzazione «che però non arriva mai». Salendo di età, i problemi non cambiano. Roberto, Emiliano, Gerardo e Margherita sono un gruppo di quarantenni, dipendenti del ministero della Salute con contratti a tempo determinato rinnovati ogni tre anni, a volte con uno stop di qualche settimana tra un rinnovo e l'altro. Precari pur se dirigenti, il massimo del paradosso, «un'anomalia del sistema» si definiscono. Laureati in veterinaria, assunti come «dirigenti delle professioni sanitarie», controllano il cibo che arriva sulle nostre tavole e sono «esclusi da tutti i processi di stabilizzazione». E ogni storia sembra volere marcare un record. I precari del servizio affissione e pubblicità del comune di Roma («di Veltroni quindi» dicono loro), ad esempio, per alcuni dei quali si è arrivati a quattro rinnovi nel corso di uno stesso mese. Dicembre, naturalmente. Ogni festa, un rinnovo.

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