venerdì 14 settembre 2007

Ambiente. Riccardo Petrella:«L'acqua è scarsa. Il tempo è scaduto, la politica agisca»

Intervista al presidente del contratto mondiale

da Liberazione, 13 settembre 2007
di Castalda Musacchio

L'acqua scarseggia; se i governi non si convincono che si deve optare per uno sviluppo diverso, le risorse della terra sono destinate ad esaurirsi. Nel 2020 il rischio è che nel 60% del pianeta non si troverà più acqua potabile. Non è solo allarme, la prima conferenza nazionale dei Cambiamenti climatici promossa dal ministero dell'Ambiente e organizzata dall'Apat, apertasi ieri a Roma presso la sede della Fao lancia una vera emergenza. Una conferenza attesa che ha avuto anche un successo imprevisto, con ben oltre 20mila persone che l'hanno seguito ieri in diretta on line. A testimonianza che la questione dei cambiamenti climatici non può davvero che essere ai primi posti dell'agenda politica. Perché il tempo è finito. Anzi siamo oltre quello massimo. O perlomeno è questo il parere degli esperti, numerosi, che si sono susseguiti dal palco della "red room" del palazzo nella prima parte della sessione dedicata appunto alle "Risorse idriche". Le parole chiave sono note: limitare i consumi anche domestici attraverso interventi istituzionali, riconvertire lo sviluppo, rieducare i governi a considerare pubblico ciò che è un bene comune che sta per esaurirsi, come l'acqua appunto. E lo stesso Riccardo Petrella (presidente del comitato internazionale per il contratto mondiale dell'acqua) in uno degli interventi più applauditi della conferenza è tornato a dirlo con nettezza. «Le soluzioni tecniche? Ci sono. E' ora che la politica agisca».

Professor Petrella siamo al capolinea?
Se non si interviene direi proprio di sì. E' dagli anni '50 che sosteniamo che le soluzioni per uno sviluppo sostenibile ci sono. Esistono e sono note. Il che significa molto mi sembra. Il cambiamento climatico è dovuto a fattori antropici. Il punto, ora, è che occorre agire. Puntare su progetti concreti.

Il problema insomma è solo politico?
Esattamente, il nodo è tutto politico. Le cifre parlano chiaro. Nel 2020 più di 3 miliardi di persone non avranno accesso all'acqua perché è noto che il 60% della popolazione mondiale incapperà nella scarsezza di risorse idriche.

Allora?
Allora ribadisco le soluzioni tecnologiche esistono. Ma non si può pensare di continuare a dissimulare. Gli americani consumano circa 117 litri di acqua al giorno per persona. I belgi solo 106 e mi consenta la battuta non è che non si lavino. Come si vede il punto è un altro.

Quale?
Il punto è che occorre rieducare il pubblico. Occorre invertire una tendenza, altrimenti è chiaro che la finanza privata mondiale tra venti anni sarà la padrona assoluta delle risorse terrestri.

Ma quali azioni concrete si potranno realizzare?
Per esempio in agricoltura si possono modificare i sistema di irrigazione e far sì che da qui al 2012 vengano utilizzati sistemi a tutti noti che consumano certamente meno acqua di ciò che oggi si fa. Così come si deve assolutamente proibire la produzione di colture per le energie. Tutti sanno che per ogni litro di biocarburante si consumano 3mila litri di acqua dolce. Sono proprio questi i parametri. Così ancora come non si può pensare ormai di ridurre il flusso dei pesticidi del 50%? Insomma tutto si può fare e le soluzioni per evitare gli effetti dannosi dei cambiamenti climatici nel pianeta ci sono. Si conoscono perfettamente. E' ora che i governi si sveglino. Ritengo poi che vi siano anche azioni simboliche ma molto efficaci.

Per esempio?
Per esempio il governo italiano potrebbe tranquillamente riformare il settore delle acque minerali e impedire che si imbottigli nella plastica. E' noto che questa inquina o no? In definitiva ciò che voglio dire è che il tempo è scaduto. Se non si interviene ora non si potrà più agire.


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