Nuovo appello Due mesi al primo cittadino e ad altri quattro leghisti veronesi. Stesso verdetto del 2006
Luca Ingegneri
DNews
La vicenda risaliva al 2001 quando il Carroccio propose il manifesto ”No ai campi nomadi” in risposta ai fatti accaduti a Boscomantico. Giudici diversi ma verdetto identico a quello del gennaio 2006. La prima sezione della Corte d’Appello di Venezia ha condannato a due mesi di reclusione, con la sospensione condizionale, per la propaganda di idee razziste il sindaco di Verona Flavio Tosi, l’allora segretario cittadino del Carroccio Maurizio Filippi, l’assessore provinciale all’a mb i e nt e Luca Coletto, l’assessore comunale alla viabilità Enrico Corsi ed il segretario provinciale della Lega Nord, nonché deputato di fresca nomina Matteo Bragantini. Era l’unico reato ancora contestato ai cinque (difesi dagli avvocati Piero Longo, Paolo Tebaldi e Giovanni Maccagnani) dopo la parziale riforma della sentenza di secondo grado compiuta dalla Cassazione. La Suprema Corte aveva ritenuto che la propaganda delle idee discriminatorie ai danni dei rom di Boscomantico non si limitasse alla raccolta delle firme. Il contenuto del manifesto a sostegno della petizione aveva inoltre evidenziato elementi discriminatori e non poteva essere scisso da quel particolare contesto ambientale. Per queste ragioni aveva ritenuto carenti le motivazioni della sentenza di condanna restituendo gli atti a Venezia. Il verdetto non si è spostato di una virgola. I giudici lagunari hanno ribadito come l’asserita esigenza di ripristino della legalità fossero in realtà il pretesto per l’attuazione di una vera e propria propaganda di stampo razzista. La Corte ha concesso il beneficio della sospensione ai cinque politici leghisti che non incorreranno in questo modo nell’interdizione temporanea dai pubblici uffici. Sono stati poi riconosciuti il pagamento delle spese processuali ed i risarcimenti all’Opera Nomadi e alle famiglie rom che vivevano nel campo di Boscomantico, successivamente smantellato. In realtà Tosi e company avevano già versato dopo il precedente giudizio d’appello cinquantamila euro alle parti civili, costituite con gli avvocati Lorenzo Picotti, Federica Panizzo, Paola Malavolta ed Enrico Varali. Cinquemila euro sono andati all’Opera Nomadi e 2500 euro a ciascuno dei residenti di Boscomantico che hanno affrontato l’interminabile querelle giudiziaria. Toccherà comunque alla Cassazione scrivere la parola fine a quest’estenuante braccio di ferro. Gli imputati non hanno perso tempo nell’annunciare la nuova impugnazione della sentenza. Ma non prima di sessanta giorni: sono i termini entro i quali i giudici depositeranno le motivazioni. Sulla vicenda incombe però il rischio della prescrizione: il reato di propaganda di idee fondate sulla superiorità e odio razziale si prescrive in sette anni e mezzo dai fatti contestati. La conferenza stampa con cui Tosi e soci annunciarono l’iniziativa del manifesto “No ai campi nomadi” risale al 2 agosto 2001. Vale a dire che nei primi mesi del prossimo sulle accuse ai big del Carroccio calerà il velo della prescrizione.
martedì 21 ottobre 2008
Propaganda razzista, Tosi condannato
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