martedì 15 luglio 2008

Studio e Soldi

da L'Arena 15/07/2008
Ilaria Noro

L’Ateneo veronese rischia di chiudere i battenti. A lanciare l’allarme è il rettore, Alessandro Mazzucco, che punta il dito sui i tagli imposti dal governo. «La conversione in legge del decreto 112», afferma Mazzucco «verrà blindata attraverso il voto di fiducia entro pochi giorni. Questo prevede un taglio alle università del 20 per cento dei finanziamenti, che per noi vuol dire chiudere. E non solo per noi. Più che una preoccupazione è una certezza». Stando così le cose, infatti, per salvare l’università pare che non basterà nemmeno aumentare le tasse. E dato che il decreto dovrà essere convertito in legge dal Parlamento entro il 25 agosto e considerate le ferie estive, appare remota la possibilità di riuscire a intavolare una trattativa prima di tale data. Tra le novità inserite nel decreto di legge, la possibilità di trasformare le università in Fondazioni di diritto privato, una vera e propria «rivoluzione» che avrebbe l’obiettivo promuovere una maggiore autonomia e responsabilità degli atenei. Ma anche su questa soluzione il rettore è scettico: «Questa ipotesi sarebbe praticabile se la normativa che governa le fondazioni fosse diversa da quella attuale e se ci fosse qualcuno disponibile a fare fondazioni». E a buttare benzina sul fuoco, in giorni già tesi per le università italiane, le due classifiche pubblicate ieri da Il Sole-24 Ore e dal settimanale ItaliaOggi che valutano la qualità e la funzionalità di tutti gli atenei della penisola, dagli statali ai privati. Se i risultati resi noti da Il Sole-24 Ore infatti riportano dati ben poco incoraggianti per l’università veronese, con una «pagella finale » che assegna 420 punti su un massimo di 900 e la fa slittare al trentaseiesimo posto su sessanta, prima di Reggio Calabria, quelli di ItaliaOggi la riabilitano. Tra le università che contano tra i 10 e i 50 mila studenti, Verona si colloca al quinto posto, sotto Trento e Milano. I dati de Il Sole-24 Ore riportano, ad esempio, come solo il 29,5 per cento dei docenti abbia ottenuto un giudizio positivo sui progetti di ricerca di interesse nazionale, finanziati dal ministero. «Si tratta di dati parziali, che non tengono in considerazione tutti quei progetti finanziati dalla regione o da privati, come la fondazione Cariverona», precisa Mazzucco. «Quella delle risorse, in tutte le università Verona compresa, è una guerra tra poveri. I fondi e i finanziamenti sono sempre insufficienti, briciole se paragonati a quelli degli altri Paesi. Basti pensare che i dati resi noti dal quotidiano si riferiscono al bando del 2006, perché quello del 2007 deve ancora essere chiuso. Che senso ha intraprendere progetti che verranno approvati e finanziati dopo due anni, quando le idee sono già vecchie o superate da altri che hanno i mezzi per portarle avanti?», afferma Roberto Giacobazzi, preside della Facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali che identifica come chiave per risolvere questo problema cronico la meritocrazia. «È necessario valutare e prendere in considerazione le singole realtà». Mazzucco conclude: «Tra gli altri, un dato interessante è quello dell’attrattività». Trentasei è la percentuale delle immatricolazioni che arrivano da fuori regione: «Un elemento che sottolinea come la nostra non sia più un’università locale, ma che al contrario è in grado di interessare studenti da altre parti d’Italia».

Nessun commento: