di Martino Mazzonis
Che società è quella italiana? In che Paese viviamo e dov'è che si vive meglio? Che rapporto abbiamo con l'ambiente e come funzionano i nostri servizi locali? Domande difficili, con mille risposte possibili. Domande che la politica stenta a porsi, immersa com'è nell'ultima emergenza monnezza, zingara o alga assassina in Riviera - vedrete, un giorno avremo anche quella. Domande a cui bisogna dare risposta per ragionare su cosa fare e come, a livello locale e nazionale. A proposito di monnezza, oggi lo ripetono tutti che siamo indietro con la raccolta differenziata, due anni fa l'emergenza era un'altra e la politica ci spiegava che eravamo indietro anche su quella.
Una risposta parziale alle domande sulla vita e la società italiana, da sei anni a questa parte, prova a darla Sbilanciamoci! con uno dei suoi prodotti: il Quars, l'indice di qualità dello sviluppo regionale. La campagna che raccoglie decine di associazioni e lavora sul bilancio dello Stato per proporre una legge Finanziaria alternativa a quella dei governi di ogni colore, in primavera raccoglie numeri a livello locale, li accorpa per macro gruppi e, poi, elabora una classifica della qualità dello sviluppo regionale che tiene conto di qualità dei servizi, del mercato del lavoro, dell'ambiente, diritti, pari opportunità, economia. Gli indicatori raccolti sono 41 e vanno dalla percentuale di raccolta differenziata alla partecipazione delle donne al mercato del lavoro, dall'incidenza della povertà relativa, al tasso di precarietà, dalle liste d'attesa nelle Asl, alla mobilità, dall'accoglienza ai migranti, al tasso di abbandono scolastico.
Scegliendo numeri che non siano la sola crescita del Pil o il tasso di disoccupazione, insomma, Sbilanciamoci! cerca di fotografare l'Italia. Proprio come fanno diverse agenzie Onu comparando i Paesi tra loro per verificare che passi avanti hanno fatto gli obiettivi del Millennio, o come fanno le organizzazioni ambientaliste con il calcolo dell'impronta ecologica - ovvero quanto pesa ciascuno di noi sull'ecosistema a partire da quanto consumiamo, come ci spostiamo, eccetera.
Dove si vive meglio in Italia? Per il secondo anno consecutivo vince il Trentino Alto Adige. Facile, verrebbe da dire, una regione autonoma e piena di soldi, ricca dal punto di vista dello sviluppo economico e favorita sul piano ambientale. Tutto vero. E, parlando di autonomia, la Sicilia? E, parlando di ricchezza, la Lombardia? Nella classifica di Sbilanciamoci! sono all'ottavo e al diciannovesimo posto. Ovvero, risorse pubbliche abbondanti e economia che tira non sono necessariamente correlate alla qualità della vita. Lo spreco siciliano è un esempio ottimo del primo argomento, E infatti il Lazio, quinta regione per Prodotto interno lordo, è al dodicesimo per qualità della vita e il Veneto al nono (sesto per Pil). A scorrere il rapporto si rileva però che tra povertà e cattiva qualità della vita una qualche relazione c'è: le regioni che crescono meno sono anche quelle dove si vive peggio. Tra le ultime dieci per Pil, solo due, Umbria e Marche, sono tra le prime dieci nei Quars.
Buona amministrazione, società dinamica, economia che funziona e attenzione all'ambiente come priorità sono dunque elementi che contribuiscono, assieme, al miglioramento del benessere di ciascuno. E gli indicatori sono uno strumento utile per ricordarcelo. Misurare le cose non è l'unico modo per capire come stiamo, ma aiuta. Comparare l'Italia con gli altri Paesi sviluppati e sapere che abbiamo più auto e telefoni cellulari e meno banda larga, meno energie rinnovabili, meno raccolta differenziata dei rifiuti, più precarietà, peggior distribuzione del reddito, meno partecipazione delle donne alla vita pubblica ed economica, dovrebbe aiutare la politica ad individuare delle priorità su cui lavorare o farsi venire idee. Dividersi su cose reali, concrete, potrebbe essere un passo in avanti per la politica nazionale e per quella locale. Così come sarebbe utile misurare i risultati ottenuti dalle amministrazioni locali e regionali. I bilanci della politica non posono essere esclusivamente quelli da aggiustare per rincorrere la parità, fornire servizi efficienti ha un costo. Investire oggi per la qualità dell'ambiente ha un costo. Ma è un enorme risparmio domani. Il lavoro di Sbilanciamoci e delle tante associazioni che usano gli idicatori di sviluppo è utile proprio per questo. Segnalare delle priorità, scoprire degli esempi di efficienza da imitare. Prima che un emergenza X faccia scoprire ai telegiornali che a Napoli la mondezza la gestisce la camorra e che avremmo dovuto fare qualcosa.
(Liberazione, 25 Giugno 2008)
giovedì 26 giugno 2008
Te la do io la qualità dello sviluppo. Le proposte di ‘Sbilanciamoci’
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