di Rolando Dubini
su Liberazione del 09/02/2008
Gli ultimi dati disponibili sono drammatici, i morti sul lavoro sono quasi raddoppiati, da 15 a 29, in dodici mesi a Milano e nel circondario. Si registra anche un fortissimo incremento anche degli infortuni con lesioni gravi. La maggior parte degli incidenti vede come vittime stranieri che lavorano nell'edilizia, spesso in nero e in piccoli cantieri. L'incidenza degli infortuni sul lavoro a carico degli immigrati supera del 50% il totale degli infortuni occorsi a lavoratori italiani e comunitari. Il 73 % degli interinali (indagine Ispesl e Cgil), non è mai stato informato sui rischi presenti sul posto di lavoro e quasi sei su dieci non sanno se nell'azienda esista il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza. I dati rilevati dalla Procura di Milano nel periodo dal primo luglio 2006 al 30 giugno 2007, inseriti nella relazione per l'inaugurazione dell'anno giudiziario 2008, segnalano un «aumento notevole» degli infortuni, che rappresenta «un segnale preoccupante» secondo il procuratore aggiunto Nicola Cerrato, che dirige il dipartimento che si occupa di infortuni sul lavoro, reati ambientali, colpe mediche, sfruttamento di lavoratori clandestini, reati alimentari e farmaceutici. Otto magistrati, su 12 previsti dalla pianta organica, che nell'ultimo anno giudiziario si sono visti arrivare ben 5.521 nuovi fascicoli (2.821 contro indagati noti, il resto contro ignoti), con un incremento che tocca il 45% rispetto all'anno precedente. Non è un caso se nei fatti la maggior parte di questi procedimenti si conclude con una richiesta di archiviazione da parte del P.m. che non è materialmente in grado di condurre a termine il procedimento. Un carico di lavoro tra i più alti nell'intero ufficio. «Riusciamo a fronteggiare la situazione grazie all'impegno dei magistrati del pool », ricorda Cerrato che, dopo gli interventi sulla materia del Presidente della Repubblica, del Csm e perfino del Papa, ha scritto una relazione al procuratore Manlio Minale (che ha subito rimpiazzato due pm trasferiti), sostenendo la necessità di una maggiore attenzione «alle forze», chiedendo che al dipartimento vengano assegnati alcuni vice procuratori onorari per evadere i fascicoli. Fascicoli che contengono la testimonianza scritta dei corpi operai maciullati e mutilati dalla cattiva gestione aziendale delle condizioni di lavoro e della sicurezza. Il problema delle risorse umane è ancor più evidente sul campo. Secondo Cerrato, «qui le forze schierate dalle Asl e dalla direzione provinciale del lavoro sono assolutamente inadeguate e insufficienti per una prevenzione e una repressione che siano davvero efficaci, e non per colpa di queste istituzioni che, con tutte le forze dell'ordine, fanno il possibile». Grazie alla legge 123 del 2007, a Milano sono stati destinati 80 nuovi ispettori, la cui presenza consentirà un aumento delle verifiche sui cantieri e delle contravvenzioni, ma anche di sospendere i lavori se vengono accertate gravi irregolarità. Il magistrato, però, ammette che «le imprese sono così tante che non è possibile fare controlli ovunque». Infatti, se nei grossi cantieri le misure di sicurezza sono «pressoché rispettate», anche perché sono sottoposti a controlli costanti, è dalle piccole imprese che arrivano i rischi maggiori. Aziende familiari che ristrutturano appartamenti o fanno lavori condominiali. Non di rado impiegano pensionati e stranieri irregolari. Oppure addirittura settori dove l'infiltrazione criminale, come nel settore della movimentazione terra nei cantieri, è fin troppo evidente. Paolo Weber, direttore dell´ispettorato ricorda che «a Milano il lavoro nero c´è e ha un legame indissolubile con il problema degli infortuni», e della legalità, possiamo aggiungere.
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