da L'Arena 17/11/2007
Alessandra Vaccari
Un anno e un mese dopo, alla Biasi si piange un altro morto sul lavoro. Roberto Speranza, 46 anni il mese prossimo, capoforno alla Fondver, residente in via Fracazzole 77, sposato, due figli, ieri mattina è deceduto dentro a una vasca per il raffreddamento.
Erano quasi le sette. Speranza non avrebbe dovuto entrare in azienda perchè ieri mattina, assieme a tanti altri compagni di lavoro sarebbe dovuto andare a Padova, alla manifestazione regionale dei metalmeccanici nell’ambito della protesta nazionale relativa al rinnovo del contratto.
Ma Speranza è entrato alla fonderia e da lì non è più uscito. Neanche aveva timbrato il cartellino prima di entrare, con la convinzione di dare un’occhiata alla vasca, verificare che tutto fosse a posto e recarsi alla manifestazione.
Tutta colpa di un incidente. L’autobus prenotato dai lavoratori per recarsi alla mobilitazione di piazza ha avuto un incidente davanti ad Arduini, in Zai. Così non è arrivato alla fonderia. E questo ritardo ha permesso a Speranza di entrare in azienda e di perdere la vita.
«Non sappiamo come sia morto Roberto», ha detto Giovanni Pietropoli, delegato sindacale della Cgil, «io assieme a un collega l’abbiamo tirato fuori dalla vasca, abbiamo provato a vedere se buttava fuori acqua, ma era morto. Non abbiamo provato a rianimarlo, nessuno di noi ha la competenza. Quando l’abbiamo tirato su era già morto».
Le versioni sull’accesso in Fondver dell’operaio sono un paio: c’è chi dice che un altro operaio abbia chiamato il capofonderia per un problema e chi invece sostiene che Speranza si sia recato volontariamente a fare la verifica prima di partire per Padova.
«Roberto è entrato e non ha trovato il collega, che nel frattempo era arrivato in portineria e gli era stato detto che Roberto era dentro. Poi il collega ha visto la giacca di Roberto, il suo orologio e un anello appoggiati al tavolo, ma lui non c’era. La vasca era aperta e lui era dentro».
Sarà l’autopsia disposta dal magistrato a spiegare se a uccidere l’operaio sia stato un malore che poi l’ha fatto cadere nell’acqua molto fredda, una congestione per la temperatura, una botta in testa che l’abbia tramortito e fatto cadere nella vasca la cui apertura è molto stretta, circa 70 centimetri per 70.
«Aspettiamo l’esito delle indagini della polizia scientifica», ha detto Federico Capiotti, responsabile del personale della Biasi, «per ora possiamo soltanto dire che l’area non è stata posta sotto sequestro. E al sopralluogo hanno partecipato anche i tecnici dello Spisal. In segno di lutto e cordoglio, lunedì l’azienda resterà chiusa. Le cause della morte per ora non sono chiare, non abbiamo elementi certi».
E riguardo al fatto che il capoforno non avesse timbrato il cartellino e che quindi potrebbero non esserci responsabilità civili dell’azienda su quanto avvenuto: «Mi sono fatto una mia idea», dice il manager, «ma non voglio esternarla. L’operaio comunque non avrebbe dovuto trovarsi all’interno dell’azienda».
Nel primo blocco di capannoni, quello in cui ci sono i cartellini da timbrare ci sono affissi i turni. Quello della settimana per Roberto era dalle 6 alle 14. Poco più sotto all’elenco dei nomi, cartelli che indicano di non indossare anelli durante il lavoro, quelli che raccomandano di chiamare l’infermeria in caso di infortuni.
Giusto ieri, in piazza a Padova oltre a ribadire la necessità del rinnovo del contratto c’era da discutere di sicurezza nei luoghi di lavoro. Resta da capire se qui la sicurezza c’era.
domenica 18 novembre 2007
Tragica fine in fabbrica per un operaio
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