sabato 13 ottobre 2007

Nei call center vince il sì no ad Atesia e Vodafone

da il Manifesto 12/10/2007

s.f.
Roma

La notizia la dà soddisfatto il segretario dell'Slc Cgil, Emilio Miceli: «Oltre l'80% dei lavoratori dei call center hanno votato "sì" al protocollo sul welfare». Non si tratta naturalmente di dati definitivi, ma a scorrere i risultati di alcuni tra i più grossi call center del paese, il «sì» si attesta su percentuali decisamente maggioritarie. Sono, soprattutto, i call center interessati nei mesi scorsi dai processi di stabilizzazione. I luoghi dunque dove la presenza sindacale, che pure nel mare magnum del lavoro precario latita, è piuttosto consolidata. Con qualche eccezione però non di poco conto.
Come quella di Atesia, la fabbrica della precarietà di nuova generazione dove pure le stabilizzazioni ci sono state, e dove però, con una bassissima affluenza al voto (459 votanti su oltre 3 mila dipendenti), i «no» sono stati 353 contro 103 «sì». La stessa cosa accade in molte sedi Vodafone, in questi giorni mobilitate contro la cessione di ramo d'azienda e l'esternalizzazione di 914 lavoratori. Alla Vodafone di Bologna, dove tutti lavorano con contratto a tempo indeterminato, i «no» sono prevalsi con una percentuale di oltre il 93% (234 contro 14 «sì»). Anche alla Vodafone di Ivrea, su 348 voti, ci sono stati 240 «no» contro 106 «sì». Mentre in Lombardia, sempre alla Vodafone, su 2600 aventi diritto e 460 votanti, i «sì» sono stati 293 e 176 i «no». Complessivamente in tutti i call center, secondo i dati dei sindacati, su oltre 8 mila votanti, i «sì» avrebbero vinto con l'81% dei voti.
E i precari? E' lecito presumere, parlando con molti di loro, che in pochissimi abbiano votato. Pochi erano a conoscenza persino dell'oggetto sul quale veniva loro richiesto di esprimersi. Ma questa è la condizione stessa della precarietà, che il sindacato fatica a raggiungere. Si sa che all'Istat hanno votato 684 persone su 2000 aventi diritto, e i «sì» sono stati il 57% i «no» il 44% (viene da pensare ai precari che, a vario titolo, sono 320); all'Isfol invece il «no» si è attestato su percentuali del 20%.
I precari, difficili persino da quantificare ma che secondo alcune stime sono il 20% dell'occupazione complessiva, sono i veri esclusi dalla consultazione. Alcuni di loro hanno votato nei seggi della «consultazione precaria» lanciata da associazioni, centri sociali e sindacati di base. Ma non c'è dubbio che anche di questo il sindacato, risultati alla mano, sarà chiamato a ragionare.

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